La situazione nella Repubblica Democratica del Congo si aggrava e l’UNHCR e partner chiedono 605 milioni di dollari per i rifugiati congolesi nei Paesi confinanti. In Ituri, una provincia della Repubblica Democratica del Congo, il conflitto tra gli Hema e i Lendu sta avendo una grave recrudescenza, come denunciato anche da Medici senza Frontiere. Venerdì 14 aprile la milizia Codeco (Cooperativa per lo sviluppo del Congo) ha attaccato simultaneamente una decina di villaggi nel territorio di Djugu, una zona mineraria a una sessantina di chilometri a nord di Bunia, capoluogo dell’Ituri. Il terribile bilancio è stato di almeno 62 persone morte e altre 23 ferite, mentre oltre 150 sono le case bruciate e circa 200 i negozi saccheggiati, oltre a due presidi sanitari locali completamente depredati. È l’ultimo degli episodi di violenza la cui escalation in realtà sta colpendo l’intero Congo, rendendolo il Paese più povero al mondo nonostante che il suo sottosuolo sia ricco di oro e diamanti. Fame e malattie sono le conseguenze più gravi, insieme all’accesso alla sanità privilegio di pochi.
La malnutrizione acuta grave è la più letale forma di fame
Una situazione preoccupante, soprattutto per l’emergenza malnutrizione. Una buona alimentazione è alla base della salute e dello sviluppo di ogni bambino. La malnutrizione acuta grave, se non trattata, mette le
loro vite in pericolo e danneggia possibilità di vita futura. Può rendere un bambino più vulnerabile alle malattie e lascerà dei segni sul suo sviluppo psicofisico. Un bambino affetto da una malnutrizione acuta grave, la più letale forma di fame, ha una possibilità di morire nove volte maggiore rispetto ad un bambino in salute. Si stima che più di 2 milioni di bambini muoiano di malnutrizione ogni anno. 1 bambino ogni 15
secondi muore per le conseguenze della malnutrizione. “Quarant’anni di impegno sul campo ci hanno insegnato che la malnutrizione è un problema risolvibile, che si può prevenire e curare – dichiara Simone Garroni, direttore della organizzazione umanitaria internazionale Azione contro la Fame molto attiva in quell’area -. Ma c’è ancora molto da fare perché guerre, calamità naturali e cambiamenti climatici, disuguaglianze, rendono difficile l’accesso alle cure, specie nel Sud del mondo, dove ogni giorno muoiono di fame migliaia di bambini”.
La sanità è a carico delle famiglie di questi bambini
La dottoressa Prudence Masengo Okuka è primaria del reparto pediatrico dell’ospedale di Bonzola: “Sono di Mbuji-Mayi. Ho studiato nell’est, ma volevo tornare a casa per prendermi cura delle persone di qui. È
l’affetto per la nostra popolazione che mi spinge a lavorare qui, a casa. Molte persone se ne vanno a causa della crisi che sta vivendo questa regione, ma noi abbiamo una forte volontà di rimanere con la
nostra popolazione per dare una mano”. All’ospedale di Bonzola, ogni mese vengono ricoverati circa venti bambini malnutriti con gravi complicazioni per 53 letti in tutto destinati a loro nei diversi reparti. Michel Kalombo è un volontario sanitario della comunità: “A causa della grave crisi che stiamo vivendo, i genitori non possono permettersi l’assistenza sanitaria per i propri figli. Si pagano persino le siringhe. Si paga la cartella clinica. Si pagano le cure”.