mercoledì, 3 Luglio, 2024
Società

Dispersione scolastica: Card. Zuppi, nessuno va lasciato indietro

Ieri era la strada, oggi sono i social i luoghi in cui si perdono i ragazzi che abbandonano la scuola. Un fenomeno in netto aumento così come le disuguaglianze sociali che contribuiscono alla nostra emergenza educativa. Nel 2021 la quota di ELET (giovani che abbandonano prematuramente l’istruzione e la formazione) italiani è stata del 12,7%, un dato alto rispetto alla media europea (9,7%) e che porta a dire che la dispersione nel nostro Paese è molto seria. Nel 2022 sono stati 83mila gli studenti che, alla chiusura degli scorsi scrutini, sono stati bocciati solo perché non hanno raggiunto la soglia minima delle presenze. E nel 2023 rischiano almeno di raddoppiare. Una piaga portata alla luce da una recente indagine della Svimez, che ha anche evidenziato le enormi disparità tra Nord e Sud. Al Centro-nord il tasso di abbandoni è del 10,4%, nel Mezzogiorno del 16,6%. E a Napoli arriva a sfiorare il 23%. Una disparità che riguarda tutti i servizi, dalle mense alle palestre al tempo pieno.  Come a dire un Paese, due scuole.

La scuola non sia ridotta ad azienda; se i ragazzi falliscono deve risponderne

A lanciare un accorato allarme ieri è stato il cardinale Matteo Zuppi, presidente Cei, nel corso di un convegno sull’educazione organizzato a Bologna dalle associazioni degli insegnanti cattolici. “L’emergenza è talmente forte – ha detto monsignor Zuppi – che richiede una risposta efficace che possiamo dare solo insieme per guardare al futuro”. Per il cardinale, occorre far riscoprire la passione ai giovani, aiutandoli a trovare “la capacità di essere sé stessi e a capire il motivo per cui studiare”. Ma i piccoli aggiustamenti non sono più sufficienti, soprattutto dopo il trauma della Pandemia. “Se la scuola viene ridotta a un problema di costo tradisce sé stessa”, ha proseguito il presidente della Cei. Eviti, dunque, “le sirene del consumismo” e “ritrovi se stessa”. Occorrerebbe, forse, ripensare alle autonomie scolastiche, che restano delle grandi opportunità, ma forse con qualche accorgimento in più. Il Cardinale, sostiene, infatti, che esista il “il rischio di adottare un criterio aziendalistico” anche a scuola, cioè “di metterla sul piano della produttività e dell’efficienza”.

Il merito va ricercato in ognuno dei ragazzi. Nessuno va lasciato indietro

Quanto al merito “ogni ragazzo ha il suo. E la scuola si deve ‘dannare’ per trovarlo”. Ma per farlo ci vuole tempo e passione. I voti e i giudizi sono necessari, ma allo stesso tempo “non bisogna lasciare dietro nessuno” e niente sei politico. Il presidente Cei ricorda che “le disuguaglianze hanno molto a che fare col sistema educativo: se non funziona, resti quello che sei. La scuola deve essere la prima a non accettarlo e combattere le disuguaglianze”. “Se i nostri ragazzi non raggiungono livelli di conoscenza sufficienti – ha aggiunto Zuppi –  vuol dire che abbiamo fallito. È bocciata la scuola, non i ragazzi”. Una richiesta che sembrerebbe essere stata subito raccolta dal ministro dell’Istruzione, Valditara, che su twitter ha risposto: “Condivido l’appello del Cardinale Zuppi per una grande alleanza educativa. Con la riforma del #tutor, della #scuola al pomeriggio, dell’orientamento, e con una declinazione del merito come valorizzazione dei talenti di ognuno, stiamo andando nella medesima direzione”.

Abusi: mea culpa della Chiesa, ma anche la scuola vigili

Il Cardinale ha poi apertamente affrontato il dramma degli abusi sui giovani. La Cei, ha detto, si prende tutte le responsabilità per quanto la riguarda, ma anche il mondo della scuola deve farlo ed essere in grado di intercettarli.

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