“L’ho ammazzata e le ho strappato la borsa, ci ho rivestito la maschera”. Non vorremmo aggiungere altro, ai fiumi di inchiostro che sono stati scritti sulla partecipazione alla 70° edizione del Festival della canzone italiana del rapper Junior Cally.
Nel videoclip, intitolato “Strega” che circola in Rete si vede una donna legata ad una sedia, con un sacchetto in testa e lui che rappa davanti a lei, con una maschera antigas decorata con la trama del brand Louis Vuitton.
Dire che si tratta di parole inaccettabili e di un messaggio offensivo e violento sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. E noi ci asteniamo molto volentieri.
Ci permettiamo di formulare una piccola domanda: come mai il brand Louis Vuitton fin’ora tace?
Non vorremmo riesumare dalle reminiscenze scolastiche il brocardo latino “qui tacet consentire videtur” (“chi tace sembra acconsentire”). Anche perché i cultori di diritto romano potrebbero obiettare che “Qui tacet neque negat neque utique fatetur” (“chi tace non nega né afferma”).
Resta un fatto: il silenzio, nel mondo della comunicazione (e non solo) ha sempre un significato.
Da un po’ di tempo a questa parte si è affermato il principio della cd. “responsabilità sociale” delle imprese che, in senso ampio, sta ad indicare la responsabilità delle imprese per gli impatti che hanno sulla società.
Al netto della valutazione sulla opportunità o meno di consentire ad un artista del genere di partecipare ad una manifestazione canora così importante e seguita in un Paese in cui il fenomeno del femminicidio è così drammaticamente diffuso (come dimostrano purtroppo le statistiche) resta il dato dell’abbinamento visivo di un marchio così prestigioso della moda mondiale ad un messaggio quantomeno violento.
Ci auguriamo, dunque, che i vertici della Maison, i quali avranno sicuramente letto della polemica, intervengano per chiarire la loro posizione.
Se – come verosimilmente immaginiamo – non vi è alcun legame tra il brand ed il rapper sarebbe il caso che chi di dovere agisse a tutela della propria immagine.
Nell’attesa, fiduciosa, di una risposta ricordiamo a tutti i lettori che la violenza di genere è un reato grave e che a nessuno è consentito calpestare la dignità delle persone.