Una giuria federale di San Francisco ha ordinato a Tesla di pagare 3 milioni di dollari di danni punitivi e 175.000 dollari di danni economici a Owen Diaz, un ex operatore di ascensori presso la fabbrica dell’azienda a Fremont, in California. Per la giuria, l’uomo ha dovuto sopportare un ambiente di lavoro razzista ostile durante il suo periodo di lavoro. Diaz, un uomo di colore, era stato assunto come lavoratore a contratto presso Tesla nel 2015 tramite un’agenzia di personale. Non è la prima volta che la casa di Elon Musk incorre in sanzioni nei confronti di Owen Diaz. Nel 2021, Tesla era stata multata per la somma di 137 milioni di dollari, inclusi danni punitivi, dopo che una giuria aveva stabilito che Diaz era stato vittima di violazione dei diritti civili in quanto il produttore di veicoli elettrici non aveva preso tutte le misure ragionevoli per porre fine e prevenire le molestie razziste. In seguito, il giudice William H. Orrick aveva ridotto la pena ad un importo di 15 milioni dollari. Ragione per cui Diaz e Tesla avevano chiesto un nuovo processo. Per il dipendente, i colleghi di Tesla erano soliti usare epiteti razzisti per denigrare lui e gli altri lavoratori di colore, facendolo sentire fisicamente insicuro sul lavoro. All’ordine del giorno c’erano graffiti razzisti nei bagni e disegni, lasciati nel suo spazio di lavoro, raffiguranti Inki the Caveman, un celebre cartone animato degli anni ’50 considerato razzista e il cui personaggio principale è un ragazzo nero ritratto con grandi labbra, con indosso un perizoma, orecchini e un osso tra i capelli. Diaz ha anche testimoniato che mentre, in passato, aveva incoraggiato suo figlio a lavorare alla Tesla, ora considera questa scelta uno dei più grandi rimpianti della sua vita perché anche suo figlio è esposto ad un ambiente razzialmente ostile. L’avvocato del querelante, Bernard Alexander di Morrison Alexander & Fehr, nelle sue argomentazioni conclusive, ha esortato la giuria a ritenere Tesla responsabile per non aver fermato e impedito le molestie razziste dei dipendenti e per le sofferenze subite da Diaz. “Nessun uomo di colore nel 2015 – ha dichiarato Alexander – dovrebbe essere sottoposto, sul posto di lavoro, a questa mentalità da piantagione dell’800”.