“È preoccupante poi ritrovarci qui anche quest’anno ad osservare che, tra le diverse categorie di criminalità che colpiscono i nostri settori, è l’usura ad essere il fenomeno illegale percepito ancora in maggior aumento dagli imprenditori. È evidente come proprio l’usura sia un fenomeno insidioso e particolarmente doloroso, che più di altri rischia di essere circondata da un silenzio assordante, dalla difficoltà di denunciare e dall’incapacità di uscirne con le proprie forze. I fenomeni criminali, in particolare quelli come l’usura, si nutrono delle crisi, personali e sociali. Gli strascichi dell’emergenza pandemica, la crisi dei costi energetici, l’inflazione, il ribaltamento dei mercati finanziari, rappresentano un vero e proprio detonatore dell’usura”. È questo il commento del presidente di Confcommercio Carlo Sangalli a seguito dell’indagine svolta sull’usura e il racket che colpiscono le imprese italiane presentata in occasione della giornata organizzata dalla Confederazione intitolata “Legalità ci piace!”.
Secondo l’indagine di Confcommercio per un’impresa su dieci peggiorano i livelli sicurezza e il 16,5% degli imprenditori teme il rischio usura e racket, mentre oltre 6 imprese su 10 si sentono penalizzate dall’abusivismo. Inoltre, l’illegalità per il commercio e per i pubblici esercizi è costata complessivamente 33,6 miliardi di perdite totali nel 2022. “Anche per questo quando chiediamo moratorie, fiscali e creditizie, non chiediamo ‘salvagenti’ per le imprese, ma strumenti che possono essere decisivi per non appigliarsi altrove, sulla ‘pinna’ della criminalità organizzata”, aggiunge Sangalli. “È necessario quindi introdurre iniziative concrete in grado di accompagnare gli imprenditori sia in una fase di ‘prevenzione’, sia in una fase di ‘riabilitazione’, sociale, psicologica ed economica delle vittime della criminalità. Questi due passaggi prevenzione e riabilitazione sono certamente le due fasi dove organizzazioni come le nostre possono fare il lavoro più incisivo”, prosegue Sangalli.
“I numeri emersi dall’indagine di Confcommercio mostrano che c’è una fiducia diffusa e crescente nei confronti delle istituzioni, l’elemento di fiducia quindi sembra non mancare e anche gli strumenti ci sono, possono non sempre essere esaustivi ma ci sono”, afferma il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Nel dettaglio l’abusivismo commerciale costa 9,1 miliardi di euro, l’abusivismo nella ristorazione 5,4 miliardi, la contraffazione 4,4 miliardi, il taccheggio 4,8 miliardi. I costi della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive) sono pari a 6,4 miliardi, mentre i costi per la cybercriminalità 3,5 miliardi. Infine, le perdite complessive annuali dei settori colpiti ammontano all’8,9% del fatturato e del valore aggiunto (7,2 miliardi), e sono a rischio 268mila posti di lavoro regolari. Un’impresa su dieci del terziario di mercato percepisce un peggioramento dei livelli di sicurezza nel 2022. Il dato è più accentuato al Sud (16%), per gli alberghi (18,1%), i bar (16%) e nel commercio al dettaglio alimentare (14,6%).
A Palermo il valore è pari al 13,4%, a Roma è dell’11,9% e a Milano del 6,3. L’usura è il fenomeno illegale percepito in maggior aumento dagli imprenditori (per il 25,9%) seguito da abusivismo (21,3%), estorsioni (20,1%) e furti (19,8%). La tendenza è più marcata al Sud e nel commercio al dettaglio non alimentare dove si registrano percentuali più elevate e dove, in particolare, l’usura è indicata in aumento da oltre il 30% delle imprese. A Roma questo fenomeno è segnalato in crescita dal 28,5% degli imprenditori. Più di un imprenditore su cinque ha avuto notizia di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività e, in particolare, il 10,3% ne ha conoscenza diretta.