Aumento dei prezzi in netto calo a marzo. Lo sottolinea la Confcommercio con un filo di ottimismo per il mese di aprile. La discesa dei prezzi infatti è dovuta ad una inflazione che aumenta solo dello 0,3% su base mensile e del 7,7% su base annua, era +9,1% nel mese precedente.
“A marzo è proseguito il processo di rientro dell’inflazione, con intensità leggermente superiore alle attese”, osserva l’Ufficio studi della Confcommercio, “La disinflazione appare ben avviata anche a livello europeo, e comincia ad assumere dimensioni rassicuranti”, osserva la Confederazione, “I buoni risultati conseguiti negli ultimi mesi, ottenuti principalmente per il deciso rientro dei prezzi dei prodotti energetici, non debbono, comunque, indurre a trascurare le insidie che si nascondono nel percorso di ridimensionamento dei tassi di variazione dei prezzi”.
Potere acquisto ridotto
“Le pregresse tensioni accumulate nei bilanci delle imprese lungo la filiera che collega importazioni”, puntualizza la Confcommercio, “prezzi alla produzione e all’ingrosso, fino al comparto della distribuzione finale, sono ancora presenti. Il contenimento delle dinamiche inflazionistiche rappresenta, indubbiamente, un solido presupposto per una seconda parte dell’anno più dinamica in termini di attività produttiva”. “Ma questo non significa che le perdite di potere d’acquisto di redditi e ricchezza liquida non abbiano già oggi impatti negativi”, fa presente l’Ufficio Studi, “sia sul versante dei consumi delle famiglie sia della crescita”.
Carrello spesa prezzi sempre alti
“In base agli ultimi dati l’inflazione acquisita per il 2023 diventa pari a +5,1% per l’indice generale e a +4,1% per la componente di fondo, mentre i prezzi del “carrello della spesa” rimangono stabili su base tendenziale a +12,7%”, segnala la Confcommercio, “Il rallentamento si deve principalmente alla decelerazione su base annua dei prezzi dei beni energetici: non regolamentati da +40,8% a +18,9% e regolamentati da -16,4% a -20,4%. Giù anche i prezzi degli alimentari lavorati (da +15,5% a +15,3%), dei beni non durevoli (da +7,0% a +6,8%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +6,4% a +6,3%). In aumento, invece, i prezzi degli alimentari non lavorati (da +8,7% a +9,3%), dei tabacchi (da +1,8% a +2,5%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,1% a +6,3%). L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, sale frazionalmente (da +6,3% a +6,4%), così come quella al netto dei soli beni energetici (da +6,4% a +6,5%)”.
Servizi ed energia costi in calo
Si attenua la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +12,4% a +9,8%), mentre si accentua lievemente quella relativa ai servizi (da +4,4% a +4,5%), portando il differenziale tra il comparto dei servizi e quello dei beni a -5,3 punti percentuali rispetto al -8 di febbraio. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona restano stabili in termini tendenziali (al +12,7%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto rallentano la loro crescita (da +9% a +7,7%). “Anche dai calcoli su base mensile”, produce la Confederazione, “emerge una diminuzione dei prezzi degli energetici, sia non regolamentati (-9,6%) che regolamentati (-4,8%), solo in parte compensata dall’aumento dei prezzi degli alimentari non lavorati (+1,2%), dei servizi relativi ai trasporti (+0,9%), degli alimentari lavorati e dei tabacchi (+0,7% entrambi), dei beni durevoli e semidurevoli (+0,5% entrambi), dei beni non durevoli e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,3% entrambi)”. “L’indice armonizzato, infine, aumenta dello 0,8% su base mensile”, conclude la Confcommercio, “per la fine dei saldi stagionali di cui il Nic non tiene conto, e dell’8,2% su base annua (in netto rallentamento da +9,8% di gennaio”.