Il miglioramento dei fattori legati al benessere dei dipendenti può aumentare le performance aziendali da un minimo dell’11% fino a un massimo del 55%. Aon ha condotto tra agosto e novembre 2022 un’indagine tra i responsabili delle risorse umane e dei benefit di oltre 1.100 aziende in 46 Paesi afferenti a diversi settori, in collaborazione con IPSOS, società leader nelle ricerche di mercato a livello globale, scoprendo una maggiore propensione dei datori di lavoro verso i programmi di wellbeing. Infatti, a livello globale, l’87% delle aziende ha messo in atto almeno un’iniziativa per il benessere, dato che è rimasto invariato rispetto al 2020, mentre l’83% degli intervistati ha dichiarato di adottare una strategia di wellbeing, rispetto al 55% emerso dall’edizione 2020 del report.
“Nonostante le aziende debbano affrontare una crescente volatilità e incertezza legate a inflazione, pandemia globale, cambiamento dei modelli della forza lavoro e conflitti geopolitici, l’ultima indagine sul global wellbeing dimostra che i datori di lavoro sono ancora focalizzati sul benessere, ora più che mai”, ha dichiarato Stephanie Pronk, senior vice president for Health Solutions di Aon. “Le aziende stanno costruendo una forza lavoro resiliente aumentando il loro impegno nel benessere dei dipendenti sia in termini di supporto che di investimenti finanziari, il che aiuta anche ad attrarre e trattenere i talenti. Il benessere è tutt’altro che una questione di nicchia: i programmi di wellbeing progettati per rispondere alle diverse esigenze dei dipendenti possono avere un impatto di ampio respiro su un’organizzazione”, ha aggiunto.
Le priorità delle aziende soprattutto in Europa nei prossimi cinque anni sono attrarre e trattenere i talenti, promuovere le diverse dimensioni del benessere dei dipendenti a 360 gradi (fisico, emotivo, sociale, professionale e finanziario), e avere un maggior controllo dei costi e dell’efficienza. Il livello attuale di benessere complessivo dei dipendenti è in linea con il dato globale ed è considerato “buono” dal 37% degli intervistati e “molto buono” dal 33%. Opinioni positive sono state riportate anche sul grado di resilienza (“buona” e “molto buona” per il 32% del campione) e sulla flessibilità sul lavoro (“molto buona” per il 36%). Le “esigenze generazionali” sono emerse tra le Top5 issue del wellbeing dell’area Europa/UK, considerato l’invecchiamento della popolazione. L’offerta di programmi di wellbeing è un po’ al di sotto della media globale in tutte le dimensioni del benessere, ad eccezione di quello professionale.
L’area Europa/UK ha anche registrato il punteggio più basso tra tutte le regioni sulle iniziative per il benessere emotivo. “Le iniziative di wellbeing, se inquadrate in una strategia articolata e lungimirante volta al reale benessere dei dipendenti, si riconfermano essere un asset strategico per le aziende, per le ricadute anche in termini di efficienza e livello di produttività che generano. È importante saperle coltivare e rinnovare, con un attivo e continuo ascolto della popolazione aziendale, per soddisfare le sue reali esigenze e prendere delle decisioni più consapevoli per la forza lavoro”, ha detto Luca Morandi, Amministratore Delegato di Aon Advisory & Solutions Srl e Head of Health Solutions in Italia.