venerdì, 22 Novembre, 2024
Esteri

La Corte penale internazionale reagisce alle minacce di Medvedev

La Corte penale internazionale (CPI) ha definito le minacce dell’ex presidente della Federazione Russa Dmitry Medvedev e il caso aperto dal Comitato investigativo della Russia contro il pubblico ministero e i giudici della Corte penale internazionale un tentativo di ostacolare gli sforzi per perseguire azioni proibite dal diritto internazionale.

Il vice capo del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, ha minacciato di lanciare un attacco missilistico contro la Corte Penale Internazionale che, la scorsa settimana, ha emesso mandati di arresto per il presidente della Russia Vladimir Putin e Maria Lvova-Belova, rappresentante del presidente della Federazione russa per i diritti dei bambini.

La Corte, i suoi funzionari eletti e il personale godono del forte sostegno dell’Assemblea degli Stati parti dello Statuto di Roma. “Confermiamo la nostra piena fiducia nella Corte come istituzione giudiziaria indipendente e imparziale e ribadiamo il nostro fermo impegno a sostenere e difendere i principi e i valori sanciti dallo Statuto di Roma e preservarne l’integrità, nonostante qualsiasi minaccia”, ha affermato la presidenza dell’Assemblea.

“La Corte penale internazionale incarna il nostro impegno collettivo a combattere l’impunità per i crimini internazionali più gravi. Come ultima risorsa, la Corte integra le giurisdizioni nazionali. Chiediamo a tutti gli Stati di rispettare la sua indipendenza giudiziaria “, afferma, in una nota, la Corte.

Come era prevedibile, non sono mancati i tentativi russi di intralciare l’attività della Corte Penale Internazionale. All’inizio di questa settimana è stato reso noto che il Comitato investigativo della Russia ha aperto un procedimento penale contro il pubblico ministero e i giudici della Corte penale internazionale per il “perseguimento illegale del presidente della Federazione Russa, ovviamente innocente”, Vladimir Putin.

Secondo il Comitato investigativo della Russia: “Le azioni del procuratore della Corte penale internazionale sono previste come crimini al secondo comma dell’art. 299 ed al secondo comma dell’art. 360 del codice penale della Federazione Russa”. Per gli inquirenti russi, le legittime azioni poste in essere da parte della Corte Penale Internazionale configurerebbero i seguenti crimini: “Portare una persona evidentemente innocente [ndr. Putin] alla responsabilità penale, combinata con l’accusa illegale di una persona per aver commesso un crimine grave o particolarmente grave, nonché la preparazione per un attacco a un rappresentante di uno Stato straniero che gode di protezione internazionale, con l’obiettivo di complicare le relazioni internazionali”.

Il caso è stato avviato dalla Federazione Russa contro il procuratore della Corte Penale Internazionale Karim Ahmad Khan, i giudici Tomoko Akane, Rosario Salvatore Aitala e Sergio Gerardo Ugalde Godinez.

La Corte, in una nota, ha replicato: “La Presidenza dell’Assemblea degli Stati parti dello Statuto di Roma richiama l’attenzione sulle minacce contro la Corte penale internazionale, nonché sulle misure annunciate contro il suo pubblico ministero e i giudici coinvolti nell’emissione di mandati d’arresto nella situazione in Ucraina. La Presidenza L’Assemblea esprime il proprio rammarico per questi tentativi di impedire gli sforzi internazionali volti a garantire la responsabilità per azioni vietate dal diritto internazionale generale”.

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