domenica, 8 Settembre, 2024
Agroalimentare

Giansanti (Confagricoltura): energie rinnovabili, imprese pronte ma serve la revisione del Pnrr

Un piano ambizioso per l’energia che Confagricoltura vuole “mettere a terra”. Lo spiega il presidente della Confederazione Massimiliano Giansanti, alla due giorni “Farming possible”, organizzata a Roma dal CIB.
“Accelerare sullo sviluppo della produzione nazionale di energia rinnovabile impostando un piano di crescita del comparto adeguato alle necessità delle imprese italiane, che integri e diversifichi le fonti di approvvigionamento. Il settore agricolo”, promette  Giansanti, “può dare un contributo determinante su fotovoltaico, biogas (cogenerazione/biometano) e biomasse”.

La sfida del biogas

“Le imprese agricole sono pronte a dare un ulteriore contributo al settore. Già ora le aziende del biogas rappresentano il 6,5% della produzione rinnovabile italiana, ma si può fare di più. Occorrono tuttavia alcuni interventi”, ha spiega il leader di Confagricoltura, “riconducibili a un piano organico dal punto di vista normativo e tempi certi per riuscire a mettere in atto quanto previsto dal Pnrr. Occorre anche una revisione del Piano Nazionale Integrato per le Energie e il Clima in cui venga finalmente ben evidenziato il ruolo delle bioenergie, comprese le biomasse forestali, il cui apporto oggi non è valorizzato”.
Secondo Confagricoltura è fondamentale è la definizione di un regime fiscale sugli impianti a biogas esistenti in tempi rapidi.
Analogamente per Confagricoltura è necessario valorizzare la digestione anaerobica per il settore dell’allevamento, ancor più centrale in funzione degli obiettivi di riduzioni di gas serra (-55% entro il 2030)”.
“Fermi restando gli obiettivi 2030”, ha ricorda il presidente di Confagricoltura, “in questo percorso non dobbiamo perdere nessun impianto, salvaguardando anche la produzione elettrica”.
Un altro capitolo importante è il carbon farming, con la proposta della Commissione UE che istituisce il primo quadro europeo per certificare, in modo affidabile e su base volontaria, gli assorbimenti di carbonio di alta qualità”.

Nuovo ruolo per le imprese

“L’agricoltura può ricoprire un ruolo di primo piano grazie al sequestro di carbonio attraverso l’impiego di pratiche agronomiche mirate”, sostiene Giansanti, “Il sequestro di carbonio nel suolo da parte di agricoltori e silvicoltori costituirà un nuovo modello di business verde per contrastare il cambiamento climatico e aumentare la resilienza dell’ambiente, perseguendo così gli obiettivi europei. L’ennesima riprova che sostenibilità ambientale ed economica, opportunamente gestite, viaggiano di pari passo”.

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