Il Nowruz, il capodanno persiano e equinozio di primavera cadono nello stesso giorno, il 21 marzo ed entrambe le ricorrenze portano in seno un significato che ha bisogno di essere agito per fare delle tradizioni un pilastro esistenziale su cui imperniare le nostre vite. Nell’emisfero boreale l’equinozio di marzo segna la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, in questo giorno la durata della luce e del buio sono uguali, per iniziare poi la dominanza del giorno sulla notte, che aumenta man mano che si procede verso l’estate; allo stesso modo il capodanno persiano festeggia la data di inizio del calendario persiano e l’equinozio di primavera, parliamo quindi ancora di giorno che vince sulla notte e rinascita della vita, che tutti contiamo in giorni, mesi, anni.
Proprio perché è troppo grande ancora la violenza e l’orrore che sta subendo il popolo iraniano, queste festività devono offrire l’occasione per rinsaldare la volontà di tutti i popoli, nel nostro caso di italiani, di tendersi la mano e unirsi per contrastare con la condivisione dei valori che sono propri dell’umanità, l’abominio di regime che sta facendo “strage di fiori”, giovani vite falciate solo per aver domandato il rispetto dei diritti umani. Guardando rapidamente alle ultime notizie in Iran, racconterò le iniziative nate in questi giorni per i festeggiamenti e a favore di “donna, vita, libertà” lo slogan che sta infiammando le piazze di tutto il mondo a sostegno della rivoluzione iraniana. In un tweet in occasione del Nowruz, i giovani dei quartieri di Teheran hanno scritto che “i semi della speranza per la rivoluzione, la vita e la libertà delle donne fioriranno presto” e “la fine del regime di sterminio dei bambini è tanto vicina quanto il passaggio alla primavera. E Mozhgan Eftekhari, la madre di Mahsa Amini, ha pubblicato la sua foto con scritto “il mondo non è un bel posto senza di te”. Intanto, nonostante l’avvelenamento di migliaia di studentesse e studenti, il regime islamico si professa innocente, ma il Parlamento europeo giovedì scorso ha adottato una risoluzione che chiede al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite di condurre un’indagine indipendente su un’ondata di attacchi chimici contro le studentesse iraniane. La mozione, che giovedì è passata con 516 voti a favore, cinque contrari e 14 astensioni, ha condannato con veemenza “questo atroce tentativo di mettere a tacere donne e ragazze in Iran” ed ha espresso “la sua profonda solidarietà agli studenti iraniani avvelenati negli incidenti e alle loro famiglie”.
La scorsa settimana, la giornalista e attivista per i diritti umani e sindacali Sepideh Gholian è stata nuovamente arrestata dalle autorità iraniane poche ore dopo la sua scarcerazione, avvenuta dopo aver subìto oltre 4 anni di detenzione per aver sostenuto le ragioni di lavoratori e lavoratrici in sciopero. La ragazza, uscita dal carcere senza velo, si era espressa contro Khamenei e questo non deve essere stato perdonato e la sua agonia riempie di sdegno e angoscia chiunque si professi umano. La giovane giornalista è cittadina onoraria torinese dal 6 marzo scorso, quale simbolo delle lotte per la democrazia e i diritti civili, in primo luogo per le donne, che da mesi scuotono l’Iran. Il sindaco Stefano Lo Russo e la presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo, hanno chiesto che il governo intervenga per la sua immediata scarcerazione, ma domenica il comitato di monitoraggio dei detenuti ha riferito che domenica sera Sepideh è stata trasferita dal reparto del ministero dell’intelligence (209) al reparto politico femminile della prigione di Evin, inoltre ha annunciato che è stata picchiata nella Sezione 209. È appena arrivato anche l’,ultimo rapporto di Amnesty International, in cui si denunciano gli atti di tortura commessi dal regime iraniano contro bambini manifestanti di appena 12 anni.
“La ricerca rivela i metodi di tortura che le Guardie rivoluzionarie, i paramilitari Basij, la polizia di pubblica sicurezza e altre forze di sicurezza e di intelligence hanno usato contro ragazzi e ragazze in custodia per punirli e umiliarli” e per estorcere “confessioni” forzate. Il rapporto pubblicato giovedì si basa su una raccolta sistematica di prove e testimonianze di vittime e famiglie, implicando il governo iraniano nella violenza contro i bambini. “Gli agenti statali iraniani hanno strappato i bambini alle loro famiglie e li hanno sottoposti a crudeltà insondabili. È ripugnante che i funzionari abbiano esercitato un tale potere in modo criminale su bambini vulnerabili e spaventati, infliggendo gravi dolori e angoscia a loro e alle loro famiglie. Questa violenza contro i bambini rivela una strategia deliberata per schiacciare lo spirito vibrante dei giovani del paese e impedire loro di chiedere libertà e diritti umani”, ha dichiarato Diana Eltahawy, vicedirettrice regionale di Amnesty International per il Medio Oriente e il Nord Africa. Amnesty International ha anche affermato che la sua indagine ha rivelato “che agenti statali hanno usato stupri e altre violenze sessuali, tra cui scosse elettriche ai genitali, toccando i genitali e minacce di stupro come arma contro i bambini detenuti per spezzare i loro spiriti, umiliarli e punirli e / o estorcere ‘confessioni’.
Questo modello è ampiamente riportato anche da donne adulte e uomini detenuti”. Le Nazioni Unite hanno lanciato una missione investigativa e di accertamento dei fatti a novembre incaricata di esaminare tutti i rapporti e le prove di gravi violazioni dei diritti da parte della Repubblica islamica. Per tutte queste ragioni le recenti e prossime iniziative a sostegno del popolo iraniano assumono la valenza di coscienza morale e civile da cui nessuno può sentirsi escluso. Vediamo le ultime: Il progetto mille gru di origami per «Donna, Vita, Libertà» è nato nel gennaio 2023 e promosso da alcuni cittadini iraniani a Roma. “Il progetto è iniziato con un piccolo gruppo di amici e di conoscenti intorno a una tavola, non solo per piegare le carte, ma per stare insieme fisicamente e per uscire dai social media e dal mondo virtuale che spesso ci rende confusi invece di avvicinarci. Dopo questi incontri sono stati realizzati tre laboratori al Teatro Manzoni, al parco in piazza Vittorio Emanuele II e all’università La Sapienza, in collaborazione col la lista Sapienza in Movimento, a cui hanno partecipato numerosi cittadini di Roma. Ci sono molte famiglie che disumanamente hanno perso i loro figli e familiari. Molti di noi vivono con il trauma sociale e sappiamo che questo dolore dovrebbe essere elaborato e condiviso con gli altri.” Dice una delle organizzatrici.
Altra iniziativa nata da un gruppo di ex ambasciatori e cittadini iraniani, si è tenuta il 19 marzo a Villa Borghese in cima alla scalinata antistante la Galleria d’Arte Moderna, dove si trova la statua del grande poeta Ferdowsi, con l’intento di esprimere sostegno al popolo iraniano, impegnato a denunciare la divaricazione fra l’illuminismo del passato e la bieca repressione dell’attuale regime, invitando i romani a celebrare il Nowruz assieme alla comunità iraniana. Una staffetta di letture di versi di Ferdowsi e di brani di autori iraniani vicini al cuore degli iraniani, con l’accompagnamento di musiche intonate alla mobilitazione popolare che sta scuotendo il Paese. Oggi pomeriggio invece, dalle 15 alle 18 a piazzale Aldo Moro, davanti La Sapienza cittadini, studenti e Professori, insieme a cittadini e attivisti iraniani leggeranno testi poetici e testimonianze dal carcere, per far incontrare in una sola voce due culture che si incontrano nella convergenza di capodanno e equinozio di primavera, uguali in significati, bisogni e desideri, per mostrare che la letteratura e l’arte sono strumenti per chiedere insieme la fine di ogni atrocità.