sabato, 16 Novembre, 2024
Attualità

Chi tratta col carnefice non può aiutare le vittime

La giornata di ieri è cominciata a Roma all’insegna del coraggio e della protesta di una delegazione del cittadini iraniani, contro la volontà di accordi commerciali tra Italia e Iran, davanti al Centro delle Industrie Fluviali. Mentre si attendeva l’arrivo della delegazione della camera di commercio iraniana, per trattare con le industrie italiane, uno dei cittadini italo-iraniano ha ricordato, qualora ce ne fosse bisogno, gli efferati crimini che il regime sta perpetrando contro il suo popolo: “stendetegli un tappeto rosso, è dello stesso colore del sangue che è stato versato. L’Italia non può fare affari con questi criminali di cui conosciamo nome e cognome, che usano i soldi per finanziare i Pasdaram, che sono terroristi, come dice anche l’Europa.” I protestanti hanno chiesto più volte un incontro e un confronto, ma è stato negato dalla delegazione iraniana, mentre i passanti e i cittadini italiani, dalle finestre, hanno gridato “assassini”, unendosi alla protesta e qualcuno, dai balconi, ha preso uno strumento e iniziato a suonare e cantare “bella ciao”.
Questo è il comunicato diffuso dai cittadini iraniani: “Pur consci delle necessità commerciali che regolano lo scacchiere internazionale e desiderando più di ogni altra cosa floridita’ e pace per l’Iran, siamo costretti a fare e domandare ancora rinunce perché tutto questo possa realizzarsi davvero. Alla luce dell’incontro organizzato dalla camera di commercio e industria Italo-iraniana per il 14 marzo 2023, tra una delegazione d’imprese iraniane e alcune aziende italiane con lo scopo di avviare contratti commerciali tra i due paesi, la comunità iraniana ha deciso di fare un sit-in davanti al “Centro Industrie Fluviali” per dimostrare il suo dissenso, Via del porto fluviale, 35, 00154 Roma, dalle ore10 alle ore 12. È necessario che l’Italia comprenda che mentre il paese iraniano è allo stremo per crisi sociale, gli iraniani, rischiando la loro stessa vita, continuano a dimostrare contro un governo che non li rappresenta, loro sì consapevoli che non può esistere benessere senza il riconoscimento inalienabile dei diritti umani. L’Italia, prima nazione al mondo ad abolire la pena di morte, è chiamata ad un atto di coerenza, responsabilità e coraggio, interrompendo ogni trattativa commerciale con l’Iran. Diversamente starà sostenendo l’oppressore, non l’oppresso.

A seguito dell’uccisione di Mahsa Jina Amini lo scorso 16 settembre, il grido di Donna Vita Libertà del popolo iraniano ha superato tutti i confini geografici e ha coinvolto tutto il mondo. La diaspora iraniana in Italia ha organizzato numerose manifestazioni per portare la voce del proprio popolo privato dei diritti fondamentali, come la libertà, alle istituzioni italiane, presentandole delle richieste specifiche tra cui L’interruzione di rapporti economici con il regime sanguinario, che opprime e uccide i suoi figli grazie ai frutti di questi accordi economici, sia in termini di prodotti finali forniti da tale aziende come cartucce trovate negli spari contro i manifestanti sia in termini dell’arricchimento finanziario del corpo dei guardiani della rivoluzione IRGC che hanno il monopolio sull’economia del paese e sono la colonna portante di questo regime. Ricordiamo la recente risoluzione del Parlamento Europeo, che considera a pieno titolo le guardie dell’IRGC dei terroristi, ma che ha bisogno della richiesta di tutte le nazioni per divenire operativa e chiediamo alla sorella Italia di non esimersi da questo nevralgico compito.Interrompere i rapporti commerciali con la repubblica islamica significa indebolire il regime e portare il popolo iraniano ad un traguardo tanto desiderato e atteso cioè Regim change che è uguale a restituire la dignità e lo stesso diritto alla vita, che supera qualsiasi valore economico.”

E come dare loro torto? Basti pensare alle ultime notizie: le 5 ragazze, diventate famose in tutto il mondo per aver ballato l’8 marzo in pubblico e senza l’ijab (girando un video, sulle note di “Calm Down” di Rema e Selena Gomez, nel quartiere di Ekbatan a Tehran) sono state ricercate dal regime come i peggior criminali, stanate una ad una e portate in commissariato, dove sono state trattenute per 48 ore. L’esito? Ne sono uscite vive, ma “pentite”(evidentemente con i loro metodi brutali sono riusciti più che altro a farle pentire di essere nate nelle ore trascorse nelle loro mani) e costrette a girare, nello stesso luogo in cui ballando avevano affermato giovinezza, vita ed identità, un video col capo coperto e dove, una ad una esternavano formale pentimento per il “crimine” commesso. Il video della loro confessione è stato pubblicato sulla pagina Instagram del loro insegnante di danza. Ecco la clemenza e la libertà del regime islamico.

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