Non sempre abbiamo condiviso le politiche (ad esempio quelle relative alle banche cosiddette di prossimità) della Banca d’Italia, ma dobbiamo riconoscere che negli ultimi tempi gli studi, che sta fornendo (ad esempio quelli sul costo esorbitante delle commissioni praticate dal sistema bancario sui conti correnti) e le ricerche, che sta effettuando (ad esempio tutte quelle che riguardano il riciclaggio e la corruzione ed i sistemi e le azioni per contrastarli) rappresentano veramente dei grandi contributi alla cultura economica e finanziaria del nostro Paese ed al dibattito che si svolge a livello della politica e della comunicazione.
Sopratutto vanno apprezzate le prese di posizione che il Governatore del nostro Istituto centrale ed i suoi uomini di punta come il nostro rappresentante presso la Bice Fabio Panetta stanno assumendo da mesi sulla questione della inflazione e, di conseguenza, sulla politica rigorista della BCE con i suoi continui rialzi dei tassi d’interesse.
Spesso ci siamo lamentati della scarsa incidenza della nostra politica e della nostre rappresentanze presso le istituzioni europee, in questa occasione possiamo invece constatare che stiamo guidando autorevolmente la pattuglia delle cosiddette “colombe” nell’ambito delle autorità monetarie comunitarie.
Infatti ancora una volta Ignazio Visco si è fatto sentire con forza non appena Robert Holzman, il Governatore della banca Centrale Austriaca, ha rilasciato un’intervista al quotidiano tedesco Handelsblatt.
In questa occasione Visco è andato in bestia perché il suo collega austriaco, che è un “falco”, con questa sua uscita, di fatto, ha voluto scorrettamente dare la direzione di marcia, che dovrebbe confermare nella prossima riunione il consiglio direttivo della BCE. Per Holzmann serviranno addirittura ulteriori 3 aumenti dei tassi da 50 (0,50) punti consecutivi, oltre a quello già scontato di questo marzo, pur avendo già effettuato dal luglio dello scorso anno rialzi per complessivi 300 punti (3%), per cui si arriverebbe nel giro di poco tempo al 4,5% .
Alcuni giorni prima anche Christine Lagarde, il numero uno della Banca Centrale europea, in un’intervista ai media spagnoli aveva confermato un ulteriore aumento dei tassi di interesse di 50 punti base nella riunione del prossimo 16 marzo ed ha fatto capire anche lei che non sarà l’ultimo. Arriveremo prima al 3,50%, poi probabilmente al 4%: In tal modo il denaro costerà sempre più caro per famiglie ed imprese.
La Lagarde ha invitato anche il sistema bancario italiano a fare la sua parte: “Sono sicura”, ha dichiarato che “molti istituti sono pronti a negoziare per alleggerire nel tempo il carico delle famiglie. E’ nell’interesse delle banche farlo, perché sanno che quando l’inflazione è sotto controllo, i tassi di interesse alla fine scenderanno. E non vogliono prestiti in sofferenza nei loro bilanci”.
Faranno la loro parte le banche italiane?
Il nostro Governatore rispondeva ad entrambi in tempo reale, riaffermando quello che va ripetendo dall’inizio di questa vicenda così controversa ed ha ricordato ai colleghi dell’area dell’Euro quanto si era concordato e che, invece, ora verrebbe disatteso: “L’incertezza è così elevata che come Consiglio direttivo della BCE abbiamo concordato di decidere su variazioni dei tassi ufficiali “meeting by meeting” (di volta in volta in ogni riunione) e senza forward guidance come avevamo seguito finora. Non apprezzo perciò dichiarazioni di miei colleghi circa future prolungati aumenti dei tassi” – aveva detto nel suo indirizzo di saluto alla quattordicesime conferenza MAECI Banca d’Italia -. “Anche se la politica monetaria ha finora avuto successo nello stabilizzare le aspettative, la grave situazione geopolitica rende molto difficile prevedere i futuri andamenti macroeconomici. La politica monetaria dovrà quindi continuare a muoversi con prudenza, facendosi guidare dai dati che via via si renderanno disponibili, in modo da riportare l’inflazione all’obiettivo del 2 per cento nel medio periodo, senza mettere a rischio la stabilità finanziaria e minimizzando gli effetti negativi sull’ancora fragile ripresa”.
Il Governatore poi dopo aver fatto la storia di questo percorso “Dal luglio scorso ad oggi, partendo da livelli particolarmente bassi addirittura negativi” ha auspicato, che “La politica monetaria dovrà, quindi, continuare a muoversi con prudenza, facendosi guidare dai dati, in modo da riportare l’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio periodo, senza mettere a rischio la stabilità finanziaria e minimizzando gli effetti negativi sull’ancora fragile ripresa”.
Su questa ragionevole posizione si trova anche naturalmente il governo italiano che si è detto contrario a questi aumenti con il suo ministro dell’Economia e delle Finanza, Giancarlo Giorgetti, secondo il quale ci saranno problemi: perché “La gestione della politica monetaria, finalizzata a contrastare l’inflazione, sta portando a dei rialzi dei tassi d’interessi sconosciuti a un mondo che era abituato a vivere con tassi d’interesse negativi” e “questo pone dei problemi a chi ha dei bilanci fortemente indebitati come quello italiano” e con il Vicepremier e Ministro degli esteri, Antonio Tajani, che ha condiviso “le parole di Visco sulla prudenza che deve esserci da parte di altri governatori.”.
Non si può perciò non apprezzare questa sintonia che su questo tema cosi importante si è creata tra il nostro Istituto centrale di vigilanza e l’Esecutivo politico di Destracentro, che evidentemente sono consapevoli che solo facendo squadra come si sta facendo si potrà salvaguardare la nostra economia e puntare alla sua ripresa