mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Economia

Fondi di coesione: l’Italia rischia di perdere 20mld

L’Ufficio studi della Cgia ha rivelato che entro il 31 dicembre 2023, data di scadenza per usufruire della disponibilità dei fondi europei di coesione messi a disposizione del nostro Paese, l’Italia dovrà spendere i restanti 29,8 miliardi di euro dei 64,8 concessi dalla Ue (pari al 46% della quota totale), di cui 10 sono di cofinanziamento nazionale. Se non riusciremo a centrare questo obbiettivo, la quota di fondi Ue non utilizzatati andrà persa. È a rischio, dunque, una buona parte dei 19,8 miliardi di euro che Bruxelles ha messo a disposizione da almeno nove anni per il Belpaese.

Di queste risorse europee che dobbiamo “mettere a terra” entro la fine di quest’anno, 15,3 miliardi di euro sono in capo allo Stato centrale (Progetti Pon, Fesr e Fse) e 4,6 miliardi alle regioni. Insomma, osserva la Cgia, sarebbe sbagliato “prendersela” solo con le amministrazioni periferiche. Come era prevedibile sono a rischio anche i fondi del PNRR. Secondo la Nota di aggiornamento al Def, presentata il 27 settembre scorso, entro il 31 dicembre 2022 dovremmo aver speso 20,5 miliardi, praticamente la metà dei 41,4 miliardi previsti inizialmente dal Def. In questo caso, l’aumento del costo dei materiali avvenuto nell’ultimo anno ha frenato enormemente la realizzazione di molte opere pubbliche, facendo “saltare” molti obbiettivi previsti dal Pnrr.

Tornando ai dati relativi ai Fondi di coesione, al 31 dicembre scorso, dei 21,2 miliardi finanziati dalla Ue e gestiti dalle nostre regioni nel settennio 2014-2020, 16,6 miliardi di euro sono stati spesi e gli altri 4,6 dovranno esserlo entro quest’anno. Secondo la Cgia le amministrazioni regionali più in difficoltà sono quelle del Mezzogiorno. Entro la fine del 2023, pena la perdita delle risorse, la Puglia deve spendere altri 335 milioni, la Calabria 616 milioni, la Campania 1,27 miliardi e la Sicilia addirittura 1,45 miliardi di euro. In buona sostanza, al 31 dicembre scorso, la percentuale di spesa realizzata sul totale da ricevere era solo del 65,5% in Calabria, del 65,7% in Campania e del 64% in Sicilia.

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