Il Presidente USA, Joe Biden, sta inviando un messaggio ai colleghi democratici sulla sua strategia nell’affrontare l’aumento del tasso di criminalità della nazione.
I democratici si sono concentrati prevalentemente sulla riforma della polizia da quando le proteste di George Floyd, tre anni fa, hanno riacceso un dibattito nazionale sulla razza e le forze dell’ordine. Ma l’aumento della violenza e la crescente percezione di disagio nelle principali città ha spinto un coro di strateghi e funzionari di partito a chiedere un approccio più duro per contrastare gli attacchi repubblicani.
Biden è stato costretto a scegliere da che parte stare quando ha detto che non avrebbe permesso al governo della città di Washington, DC, di emanare leggi che ridurrebbero le sanzioni ai criminali.
“Se i repubblicani pensavano che il presidente Biden avrebbe consegnato loro delle risposte deboli, hanno pensato male – ha detto lo stratega democratico Lis Smith, un veterano della campagna per la rielezione dell’ex presidente Barack Obama e architetto dell’ascesa del segretario ai trasporti Pete Buttigieg – Sarà molto difficile definirlo debole con il crimine dopo che ha denunciato il definanziamento della polizia e la riduzione delle condanne per crimini come i furti d’auto”.
Il disegno di legge di Washington DC ha avuto un iter complicato: il consiglio comunale controllato dai democratici ha approvato una radicale riforma penale, ma poi il sindaco, anch’egli democratico, ha posto il veto. Il consiglio ha annullato il suo veto. Un disegno di legge guidato dai repubblicani ha ottenuto il sostegno di circa trenta democratici alla Camera e ora dovrebbe passare al Senato con una manciata di DEM, costringendo Biden a firmarlo o porre il veto. I democratici, che hanno sempre più spinto affinché la capitale fosse lasciata a governare se stessa, hanno invitato Biden a porre il veto in una linea di principio che non spetta al governo federale, in quanto quest’ultimo non può determinare il diritto penale locale. Ma Biden non ha acconsentito.