domenica, 24 Novembre, 2024
Salute

“Farina di grillo”. Le sue virtù nutrizionali e i dubbi degli Italiani

La farina di grillo si ottiene macinando proprio le larve dei grilli, è un’ottima fonte proteica, è ricca di fibre, calcio, vitamina B12, ferro, fosforo e sodio. Essa può essere utilizzata per fare qualsiasi tipo di alimento come pane, paste e dolci, e si ottiene con una tecnica di allevamento e produzione molto precisa in cui il controllo è garantito; tale tecnica di produzione è stata validata dall’EFSA.

Il Professor Agostino Macrì, Direttore del Dipartimento di Sanità Alimentare dell’Istituto Superiore di Sanità e Consulente per la sicurezza alimentare dell’Unione Nazionale Consumatori, ha chiarito: “Dal punto di vista sanitario è ineccepibile: non ci sono organismi patogeni, micotossine, metalli pesanti, idrocarburi. L’unico problema potrebbe essere rappresentato dalla chitina, proteina contenuta nel carapace dei grilli che, nelle persone allergiche, può dare manifestazioni che vanno dal semplice eritema cutaneo allo shock anafilattico, come vale per molti altri prodotti (arachidi o crostacei ad esempio). Un uso prolungato e frequente, anche per chi non è allergico, potrebbe portare a una sensibilizzazione verso il prodotto.

Ad ogni modo, i produttori industriali devono sempre segnalare cosa è contenuto negli alimenti, anche la farina di grillo”. Preferire la farina di grillo ad altre fonti proteiche, potrebbe anche rappresentare una soluzione per cercare di diminuire l’impatto ambientale causato dagli allevamenti animali; il professore, inoltre, ha fornito a riguardo diverse informazioni: “Sicuramente la farina di grillo e altri prodotti a base di insetti potrebbero sostituire alcuni alimenti di origine animale, ma per adesso si tratta di un prodotto di nicchia che, oltretutto costa molto.

Si parla di circa 70 euro al chilo, mentre quella di frumento costa due euro al chilo e la farina di soia, farina vegetale più vicina a quella dei grilli dal punto di vista nutrizionale, circa tre euro al chilo. Credo invece che i prodotti a base di insetti potrebbero aiutarci nelle produzioni di origine vegetale. Ricordiamo infatti che gli animali non sono gli unici a incidere sulle nostre risorse ambientali: anche l’effetto della produzione di soia e mais è devastante. In Sudamerica, ad esempio, intere aree sono state deforestate per fare spazio non agli allevamenti animali, ma proprio a coltivazioni di soia e mais utilizzati per l’alimentazione di polli e maiali che, in quanto onnivori, non possono accontentarsi dell’erba come ovini e bovini.

Non va però sottovalutato il fatto che con l’allevamento controllato degli insetti si potrebbe ridurre il consumo degli animali selvatici anche nei paesi asiatici, riducendo il rischio di contaminazioni e problemi per la salute. Per stabilire i benefici nutrizionali di questo prodotto, invece, non ci sono ancora elementi sufficienti, trattandosi di un novel food». Pochi anni fa, solo un ristretto numero di italiani pensava che gli insetti sarebbero stati accettati come alimenti in Italia: dal 24 gennaio 2023, la polvere sgrassata di “Acheta Domesticus” (il comune grillo), è stata commercializzata in tutti i Paesi dell’UE, Italia compresa.

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