Una nota positiva per l’economia italiana nonostante guerra e inflazione. Una ventata di ottimismo che la Confcommercio rilancia parlando di “recessione mite”. “A un anno dall’invasione russa dell’Ucraina l’economia italiana mostra una notevole capacità di reazione”, osserva l’Ufficio studi della Confederazione, “L’aumento dell’inflazione è stato, è vero, superiore ai tre punti percentuali (dal +6,8% del marzo 2022 al +10% di febbraio 2023), ma va comunque sottolineato che si tratta di un trend che era già in atto prima del conflitto (tra gennaio e marzo 2022 l’inflazione era infatti già passata dal +5,1% al +6,8%)”.
Ciò che funziona
Per la Confcommercio bisogna comunque sottolineare come il sistema importazione-produzione-distribuzione abbia ben funzionato: “la dimensione della ‘core inflation’ – quella al netto di energia e alimentari – non ha infatti mai subito accelerazioni fuori norma, anche se per il suo rientro bisognerà aspettare alcuni mesi”, sottolinea l’Ufficio Studi di Confcommercio, che parla di “recessione mite”, con un Pil in discesa dello 0,1% negli ultimi tre mesi dello scorso anno a causa principalmente della frenata dei consumi.
Efficaci i sostegni pubblici
A questa “recessione mite”, l’Italia arriva in ogni caso “in ottima salute”, come indica la crescita degli occupati dell’ultimo scorcio del 2022. Un quadro che, per l’Ufficio Studi, “conferma l’efficacia dei sostegni pubblici a famiglie e imprese con le fasce più deboli quasi del tutto compensate dalla perdita di reddito reale”. E anche guardando al sistema produttivo, tutti i settori (dapprima prima la manifattura esportatrice e le costruzioni, in seguito i servizi e il turismo), si sono mostrati “solidi e vitali”.
Non va dimenticato, infine, che le performance del Pil italiano nel biennio 2021-2022 “assomigliano a quelle del miracolo economico degli anni ’60 distanziandosi enormemente dal ventennio pre-pandemia di produttività stagnante e crescita esangue”. Per non tornare a “quest’ultimo deludente profilo” e costruire un nuovo periodo di sviluppo non esiste un’alternativa credibile: “occorre procedere rapidamente con le riforme e gli investimenti del PNRR”, conclude l’Ufficio Studi.