Tutti d’accordo sull’urgenza, non tutti però su come trovare soluzioni condivise ai crediti incagliati del Superbonus. Si è risolto con un aggiornamento il primo dei tavoli tecnici tenuti al Ministero dell’economia e finanze, presieduto dal viceministro Maurizio Leo. Resta da mettere a punto le possibili modifiche al decreto sulla cessione dei crediti del superbonus, che vede protagonisti il Governo, gli istituti di credito, costruttori, Associazioni di categoria e dei proprietari.
Smaltire subito 19 miliardi
La scelta di lavorare a una soluzione temporanea per gli esodati dagli incentivi, è stata accolta da tutti i partecipanti ma nel merito prevalgono ancora vedute diverse. L’obiettivo del tavolo tecnico è quello di conciliare più aspettative. La prima trovare i 19 miliardi di crediti incagliati che manderebbero in rovina le imprese che hanno anticipato i soldi. La priorità è salvare dal fallimento le aziende che non sanno come liberarsi dei crediti accumulati, visto che le banche non sono più disponibili a comprarli, avendo raggiunto lo spazio fiscale. Da sottofondo anche il richiamo di Bankitalia che raccomanda cautela sul come trovare e ripartire le somme in gioco. La progressione delle agevolazioni infatti è scandita da cifre rilevanti. Nel 2022 il Superbonus del 110% ha cumulato 50,9 miliardi di detrazioni contro i 17,8 dell’anno precedente. A gennaio 2023 il balzo a 71,7 miliardi. Il valore delle detrazioni accumulato fino a oggi va poco oltre i 120 miliardi di euro. Soldi che vanno ad impattare direttamente con i conti dello Stato.
Il Mef assicura rapidità
Al primo tavolo tecnico sono stati presenti, oltre ai rappresentanti del ministero dell’Economia e delle Finanze, la Presidenza del Consiglio, Mase, Mimit, Mit, Agenzia delle entrate, Cdp, Sace e le associazioni Abi, Ance, Confedilizia, Confindustria, Confapi, Alleanza Cooperative italiane, Confartigianato, Cna, Confimi, Rete professioni tecniche, Casartigiani, Confcommercio, Confassociazioni e Uppi. Un ruolo da protagonista in questa vicenda lo svolge il Ministero dell’economia e finanze che sottolinea come sulle “possibili soluzioni per sbloccare i crediti fiscali rimasti incagliati”, le vedute al tavolo sono ancora diverse, “ma tutte le varie proposte verranno approfondite e valutate in vista della convocazione di un prossimo nuovo incontro tecnico”. Il Ministero puntualizza come per tutti c’è: “l’urgenza di intervenire individuando strumenti in grado di dare tempestiva risposta al settore delle imprese edili”. È ancora il Mef chiarisce che sul tavolo ci sono le proposte per gestire alcuni effetti legati al periodo transitorio di applicazione tra la precedente e la nuova normativa, nonché quelle relative a determinati settori come il sismabonus e l’edilizia popolare.
I costruttori, salvare le imprese
L’Associazione nazionale dei costruttori edili, Ance rimarca un impegno “fondamentale”. Il problema centrale, quello che il ministro Giorgetti aveva definito ‘una bolla da 19 miliardi di euro’, resta quindi ancora tutto da affrontare”, commenta il presidente dell’Ance, Federica Brancaccio, “perché il tavolo tecnico non ha fatto progressi reali”. Abi e Mef, osserva ancora la presidente Brancaccio, “stanno ancora lavorando per far quadrare i conti sulla capienza fiscale residua delle banche, e la prossima settimana si avrà un quadro più chiaro anche sul peso dei crediti sul deficit”. “Ma”, sottolinea infine il presidente dell’Ance, “non si può aspettare un’altra settimana, serve un segnale prima”.
Artigiani, banche e Cdp
Sui crediti incagliati, oltre all’Ance i timori investono le confederazioni degli artigiani, particolarmente attive a tutela delle loro imprese. Confartigianato e Cna non nascondono le loro preoccupazioni. Confartigianato spera nell’intervento di “un acquirente pubblico di ultima istanza, come Cassa Depositi e Prestiti, in alternativa all’assorbimento dei crediti da parte delle banche”. La Cna, invece, sottolinea che la disponibilità del Governo di risolvere l’emergenza dei crediti incagliati nei cassetti fiscali delle imprese “dovrà tradursi nei prossimi giorni in un provvedimento urgente”.
“L’ipotesi di utilizzare gli F24”, auspica la Confederazione, “dovrà impegnare prioritariamente il sistema bancario a destinare la nuova capienza per acquistare i crediti nei cassetti fiscali delle piccole imprese di ogni importo e per tutte le tipologie di bonus”. La Confederazione avanza anche una proposta di semplificazioni. Al tavolo Cna ha chiesto che “l’autodichiarazione del committente sia sufficiente per certificare la data di inizio lavori e poter utilizzare così la cessione del credito”.
F24, c’è l’ok dell’Abi
Per l’Abi la “soluzione percorribile” è sempre quella formulata insieme all’Ance, cioè l’utilizzo dell’F24, “visti gli assai ingenti acquisti di crediti di imposta già effettuati e gli impegni già assunti dalle banche”. Uno dei segnali immediati che le associazioni si aspettano è proprio la possibilità di estendere l’utilizzo dell’F24 per compensare i crediti, aprendo anche a quelli dei correntisti e non soltanto usando quelli delle imprese. Una soluzione anche questa con alcuni paletti, ad esempio, che saranno escluse dal meccanismo: i contributi, che sono essenziali per il pagamento delle pensioni, e le tasse delle famiglie, che continueranno a seguire la loro strada tradizionale. “È cresciuto l’apprezzamento per la proposta Abi e Ance sull’utilizzo dell’F24”, sottolinea il vice direttore generale vicario dell’Abi, Gianfranco Torriero, “Tale proposta è la soluzione percorribile visti gli assai ingenti acquisti di crediti di imposta già effettuati e gli impegni già assunti dalle banche, certificati dalla Commissione di inchiesta sulle banche lo scorso giugno”.
Banche, imprese e fisco
Il meccanismo delle compensazioni, in realtà è un problema di capienza fiscale, le banche sono al massimo così l’idea è allargare l’orizzonte ai cassetti fiscali delle imprese. Dal canto loro le aziende, come sottolinea il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, sono pronte “a un’assunzione di responsabilità”. Tra gli strumenti possibili per far incontrare domanda e offerta di crediti senza rischiare di creare problemi alle imprese più esposte c’è la creazione di una piattaforma digitale unica per gli scambi fra privati.
L’impatto sui conti dello Stato
Altro problema non di poco conto che però passa dal terreno tecnico a quello politico è l’impatto sui conti pubblici di una massa di denaro che comunque lo Stato dovrà assorbire.
Per i tecnici la finanza pubblica sarà messa sotto pressione dalla contabilizzazione dei crediti d’imposta che sarà indicata il 1° marzo da Eurostat e Istat. I calcoli relativi ai possibili impatti sono ancora in corso. Un quadro da definire che richiederà tempo, così come l’avvio di un dibattito Parlamentare che per essere puntuale dovrà contare su cifre certe e tempi che però sconfineranno a marzo. Mentre come ribadito da tutti, per le imprese a rischio fallimento di giorni ne rimangono pochi. Il prossimo tavolo tecnico dovrà essere decisivo nell’indicare soluzioni. Per questo il Ministero dell’economia e Associazioni sollecitano la corsia anticipata che potrebbe venire solo dalle banche.