Il 24 febbraio 2003 se ne andava Alberto Sordi, un genio dal successo ineguagliabile che ha saputo rappresentare i difetti più comuni degli Italiani. Nato a Trastevere, dove trascorre la sua infanzia fino a 20 anni, inizia la sua carriera diventando doppiatore di Oliver Hardy (inventando la buffa parlata di Ollio), in Italia. Dopo i primi esordi, raggiunge il successo negli anni ’50 consolidando ininterrottamente molteplici ruoli che lo consacrano come attore. Alberto viene decorato di numerosi riconoscimenti tra cui 9 David di Donatello, 6 Nastri d’argento, un Orso d’oro, un Golden Globe per il miglior attore e, nel 1995, un Leone d’oro alla carriera. Per ricordare il 20esimo anniversario della sua scomparsa, il 24 febbraio uscirà l’undicesima ristampa del libro scritto da suo cugino Igor Righetti “Alberto Sordi segreto”, pubblicato nel 2020 in occasione del centenario della nascita del grande attore.
Il libro racconta la vita fuori dal set: un inedito sulla vita privata dell’illustre attore, ma anche della menzogna sulla sua ‘taccagneria’. Igor Righetti, ha spiegato come era nata la leggenda sulla presunta avarizia di Alberto: “Dal fatto che nel momento dell’apice del suo successo ai tempi della Dolce vita, periodo in cui i divi si davano alla pazza gioia in via Veneto tra night, ristoranti alla moda e fiumi di champagne, lui non partecipava mai perché la sera studiava il copione e al mattino doveva alzarsi presto per stare sul set”. L’attore non ha mai smentito la falsità sulla sua avarizia perché, brillante fino in fondo, divenuto ricco e famoso, aveva capito che con quella fama nessuno lo avrebbe importunato.
Lui stesso ha fomentato la leggenda della taccagneria giocando sul suo attaccamento al denaro, ma anche utilizzando il suo cognome (i soldi in romanesco diventano ‘sordi’). “Avrebbe potuto avere auto lussuose, ma non amava ostentare, così come non ha mai voluto fotografi nella sua villa romana”, ha detto Righetti, “Alberto ha fatto tanta beneficenza, ma sempre in silenzio. Ha pagato cure mediche per amici e colleghi in disgrazia, ha adottato a distanza molti bambini poveri, ha fatto tante donazioni a vari orfanotrofi, alla casa del barbone e alla casa dello studente. Ma anche la beneficenza la faceva senza sbandierare, non si lasciava fotografare con le gigantografie degli assegni come fanno altri.
Ha sempre fatto tutto in estrema riservatezza. Soltanto dopo la sua morte il pubblico è venuto a conoscenza delle sue numerose iniziative benefiche”. Alla sua morte, Roma lo ha celebrato con grande onore radunandosi in piazza San Giovanni per omaggiare il grande divo. Nel 2003 gli è stata intitolata la galleria Colonna, divenuta galleria ‘Alberto Sordi’ e, nel 2013, è stato inaugurato all’interno di Villa Borghese, un viale a lui dedicato.