Superbonus, il Governo lancia tre proposte per “sgonfiare la bolla” e dare sostegni alle imprese edili senza più liquidità. Sarà un tavolo tecnico a decidere e individuare le “norme transitorie al fine di fornire soluzioni nel passaggio dal regime antecedente al decreto a quello attuale”. Tenendo conto, spiega la nota del Governo, della situazione delle imprese di piccole dimensioni e di quelle che operano nelle zone di ricostruzione post-sisma. Proposte, puntualizzazioni e rinvii arrivano al termine del vertice di Palazzo Chigi tenuto ieri pomeriggio tra i delegati e dirigenti delle banche di Abi, Cdp e Sace; delle imprese e dei costruttori di Ance, Confindustria, Confedilizia, Confapi, Alleanza delle Cooperative Italiane, e la delegazione del Governo con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, i ministri dell’Economia Giancarlo Giorgetti, dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin.
Con l’F24, Ance soddisfatta
La strada indicata dal governo per lo sblocco dei crediti incagliati prevede tre indicazioni, ma la più percorribile appare l’utilizzo degli F24. Riferiscono le Associazioni di categoria al termine dell’incontro. Il ministro dell’economia Giorgetti si è mostrato disponibile ad intervenire rapidamente. “Si è ragionato sulla possibilità di consentire eventualmente lo sconto in fattura per alcune fasce di reddito e per gli incapienti”, racconta la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio. Si è anche fatto, rivela: “giusto un accenno all’eventuale disponibilità di Cdp”. Ance sottolinea Brancaccio, chiede “un’apertura da parte delle partecipate a comprare i crediti pregressi”. “Siamo soddisfatti, abbiamo trovato apertura e grande consapevolezza da parte del governo che vanno sbloccati i crediti pregressi, quindi un’apertura all’F24 che era una proposta nostra e di Abi, e un tavolo immediato per il futuro. Il Governo è consapevole che le misure vanno prese rapidamente”.
19 miliardi di crediti bloccati
“La soluzione che noi cerchiamo è sull’intero ammontare dei crediti, 110 miliardi di euro”, rivela il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti durante il tavolo a Palazzo Chigi, “L’urgenza ora è sullo stock dei crediti che in base alle rilevazioni dell’agenzia delle entrate fanno riferimento alle imprese del settore edilizio, che hanno l’esistenza ad oggi di 19 miliardi circa di crediti ‘incagliati’. Lo sforzo che noi facciamo oggi e nei prossimi giorni con i tavoli tecnici è come far sgonfiare questa bolla”.
Il rebus delle proposte
Tra le ipotesi evocate per pagare le imprese c’è quella degli F24, la cartolarizzare dei crediti e un maxi intervento della Cassa depositi e prestiti e Sace. Iniziative che ruotano attorno alle banche alle quali viene riconosciuto un ruolo centrale. L’obiettivo è trovare i fondi, per evitare secondo i dati delle Associazioni edili, il fallimento di 25 mila imprese, il blocco definitivo di 90 mila cantieri e la perdita di 130 mila posti di lavoro.
Il nodo della capienza fiscale
In ballo ci sono cifre rilevanti e il sistema bancario, Cassa depositi e prestiti già particolarmente esposte, chiedono garanzie. Il problema rimane la capienza fiscale delle società ed Enti interessati. “Le ipotesi discusse dal Governo”, spiega il segretario generale della Federazione autonoma bancari, Lando Maria Sileoni, prevedono “la compensazione delle tasse pagate dai cittadini in banca coi modelli F24: una percentuale di queste, forse l’1% cioè 5 miliardi, verrebbe trattenuta dalle banche e utilizzata per pagare le imprese. La seconda è cartolarizzare i crediti, cioè le banche li venderebbero a società finanziarie che poi recupererebbero dallo Stato.
La terza strada passa per il coinvolgimento delle società pubbliche Cdp e Sace che hanno liquidità e possono comprare dalle banche i crediti fiscali ora bloccati”. Il segretario della Fabi, osserva tuttavia che “la capienza fiscale delle banche per gestire i crediti fiscali del Superbonus è di 81 miliardi di euro e il tetto è stato raggiunto da tempo, come ho sottolineato giá diversi mesi fa. Ma i crediti complessivi hanno superato quota 105 miliardi. Allo studio ci sarebbe anche uno “scudo” piú solido per le banche che acquisteranno i crediti incagliati dei bonus edilizi in modo da far completare i lavori a chi ha presentato le Cila prima dell’entrata in vigore del provvedimento che azzera gli sconti in fattura. Gli istituti di credito, le assicurazioni, ma anche le Poste e la Cassa depositi e prestiti, avranno una protezione dai sequestri della magistratura anche per quei crediti che risultino frutto di frodi che hanno acquistato in buona fede”.
Il Governo rassicura
L’Esecutivo prova a dare una mano alle imprese ed ha toni rassicuranti. “La grande questione è data dai crediti incagliati. Il problema”, osserva il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, “è che le imprese hanno in pancia più di 15 miliardi di credito verso lo Stato e non riescono a incassare. Un credito che potrebbe determinare il fallimento di queste imprese”.
ABI, non fermare gli incentivi
Secondo Associazione bancaria italiana, inoltre, “sarebbe impensabile fermare tutti gli incentivi edilizi proprio ora che una direttiva Ue ci chiede le case green. È, anzi, l’occasione giusta per incrociare due problemi e farne una utilitá per il Paese”, osserva Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, “le banche hanno fatto il massimo, acquistando tutti i crediti possibili”. “Ma ora bisogna dare certezza del diritto e rivitalizzare la circolazione di questi crediti, perchè le banche hanno liste di clienti in attesa”.
Il Pd va all’attacco
“Le decisioni del governo sul superbonus non sono solo molto gravi perché colpiscono famiglie, imprese e lavoro (che hanno rispettato regole e un patto con lo Stato) ma rappresentano anche un pesantissimo colpo per le popolazioni delle aree colpite dal sisma dell’Italia centrale”, scrivono quattro parlamentari del Pd, i senatori Walter Verini, Alberto Losacco, Michele Fina e la senatrice Cecilia D’Elia. “A grave rischio blocco sono parti importanti del piano di ricostruzione a seguito degli abbattimenti degli edifici che sono in corso anche in virtù degli incentivi programmati”.
Cifa imprese, lodi al Governo
“Condivido la decisione del governo Meloni di fermare il Superbonus del 110% e lo sconto in fattura”, commenta, il presidente dell’associazione di imprese Cifa Italia, Andrea Cafà. “L’attuazione di queste misure, così come regolamentate in precedenza, ha drogato il mercato generando una lievitazione dei prezzi di beni e servizi tale da mettere in crisi il sistema della spesa pubblica. Queste agevolazioni fuori controllo sono costate 2.000 euro a ogni cittadino italiano. Chiedo un provvedimento immediato per sbloccare i crediti incagliati che ammontano a circa 15 miliardi”
Lo stato dei conti
Nel 2022 il solo Superbonus del 110% ha cumulato 50,9 miliardi di detrazioni contro i 17,8 dell’anno precedente. A gennaio 2023 il balzo a 71,7 miliardi. Il valore delle detrazioni accumulato fino a oggi va poco oltre i 120 miliardi di euro. Il 60% di questo ammontare è stato generato dal Superbonus, il 19% dal bonus facciate e il rimanente dagli altri sconti edilizi. Al 31 gennaio, illustra l’Enea, gli immobili interessati dal supoerbonus sono circa 372mila.
L’attesa per il parere Eurostat
Le indicazione emerse ieri sera dall’incontro dovranno ora essere confrontate con altri numeri – prima di qualsiasi decisione – il Governo dovrà attendere il parere definitivo di Eurostat previsto per mercoledì. Cifre alla mano sarà possibile sapere quale criterio vale per il calcolo degli sconti fiscali ai fini dei conti pubblici.