lunedì, 25 Novembre, 2024
Politica

“Superbonus. Non è gratis, costa 105mld, 2.000 euro a persona, 9mld di truffe”

Meloni spiega le decisioni del Governo che oggi incontra imprese e banche in cerca di soluzioni per i crediti incagliati

Bonus edilizi, blocco della cessione dei crediti e degli sconti in fattura e possibili correzioni al decreto legge. Inizia questa sera a Palazzo Chigi, il confronto tra Governo e Associazioni di categoria per mettere a punto contro misure per evitare che lo stop deciso dal Governo – per l’insostenibilità dei costi – possa travolgere le imprese. A scendere in campo la premier Giorgia Meloni.
“Il costo totale”, calcola il presidente del Consiglio, “dei crediti del superbonus attualmente è di 105 miliardi di euro”. Una cifra uscita di molto dal perimetro fino ad espandersi in modo incontrollato che ha innescato la drastica decisione dell’Esecutivo. “Ora dobbiamo cercare soluzioni, per evitare il tracollo di migliaia di aziende”.

I costi per Stato e cittadini

Ma c’è un altro obiettivo che non è affatto secondario per Giorgia Meloni, sono i conti dello Stato. “Dobbiamo difendere bilancio pubblico”, promette il presidente del Consiglio che spiega come lo stop è stato dettato anche dalla escalation di truffe ai danni dello Stato. “A ogni italiano il superbonus è costato 2 mila euro. Quando spende lo Stato non è nulla gratis”, puntualizza Giorgia Meloni, “Sul superbonus ci sono state moltissime truffe, circa 9 miliardi di euro di truffe”. Sulle scelte da fare il Governo punta a trovare una soluzione concordata con le imprese. “Convocheremo tutte le associazioni per chiedere come possiamo aiutarle e per mettere tutto su un binario sensato”, annuncia Giorgia Meloni. “Se lasciassimo il superbonus così com’è non avremmo i soldi per fare la finanziaria”, puntualizza infine il premier, “Vogliamo spingere le banche e tutti gli attori che possiamo coinvolgere ad assorbire i crediti che sono incagliati, che nessuno vuole prendere. E abbiamo definito meglio la responsabilità di chi deve prendere quel credito”.

Il vertice di Palazzo Chigi

Il tavolo per il confronto sul decreto legge che blocca lo sconto in fattura e la cessione dei crediti dei bonus edilizia, inizia oggi alle 17.30 a Palazzo Chigi. Molti i commenti e i suggerimenti che arrivano dalle Associazioni maggiormente esposte. “Confartigianato parteciperà al confronto con i rappresentanti dell’Esecutivo”, fa presente la Confederazione, “saranno presenti i rappresentanti delle organizzazioni d’impresa e del mondo economico interessate dalle norme varate dall’Esecutivo”. Tra le richieste della Confartigianato quella di risolvere, “con un compratore di ultima istanza, il grave problema dei crediti incagliati degli imprenditori che hanno effettuato lavori utilizzando i bonus edilizia e riattivare un sistema sostenibile e strutturale degli incentivi per il risparmio e l’efficientamento energetico degli edifici”. Il presidente di Confartigianato Marco Granelli sottolinea: “Da tempo sosteniamo la necessità di ridiscutere il sistema degli incentivi. Ma ora non si possono lasciare imprese e famiglie in mezzo al guado e la soluzione contenuta nel decreto legge varato il 16 febbraio dal Consiglio dei Ministri non appare efficace. Confidiamo”, puntualizza il leader della Confederazione, “che il tavolo di confronto annunciato per lunedì non sia soltanto occasione per una presa d’atto, ma la sede permanente di una riflessione che deve portare tutte le parti coinvolte a cercare soluzioni equilibrate”.

Costruttori e l’effetto trappola

L’Associazione nazionale dei costruttori edili, svela che aveva chiesto di limitare i bonus a società certificate “mentre invece sul settore privato sono nate da un giorno all’altro 12mila società”. Con un effetto paradosso: “Le società più sane sono partite dopo, hanno atteso i chiarimenti e sono rimaste intrappolate nella cessione dei crediti che le banche non riescono ad assorbire”. Ora i costruttori chiedono “di non cambiare troppo le regole ma di risolvere quello che si sta facendo, scegliendo una misura stabile nel tempo e sostenibile economicamente. In pratica pensare una politica industriale per un settore importante”. Anche perché in questo momento, oltre ai crediti incagliati, ci sono “moltissimi contenzioni tra condomini, professionisti, imprese, cittadini: ricevo messaggi di cittadini disperati e di imprese che hanno preso impegni e che ora non sanno come fare”. È in questo contesto che secondo la presidente Ance si rischia di minare la fiducia tra Stato e cittadini “che ha un costo sociale altissimo, abbiamo visto anche la partecipazione alle ultime elezioni, e anche un risvolto negli investimenti. Se non ci si fida tutto si ferma. Anche le banche aspettano soluzioni che si pensa arrivare”. Le regioni, che si erano proposte di acquistare i crediti – possibilità bloccata proprio dall’ultimo decreto – “avevano capito il rischio sociale, non volevano certo acquistare crediti, ma erano delle sentinelle su quello che sta per accadere”. Sul tema superbonus del resto si innestano anche altre criticità. Come quella del costo dei materiali. “Il governo ha messo delle risorse, che ci sono ancora, ma che non si riescono a dare perla farraginosità delle procedure: sono risorse che sono state usate solo in percentuali risibili. Ecco perché non è solo una questione di soldi, ma di regole semplici, chiare, automatiche. Senza le quali sarà difficile affrontare la sfida del Pnrr. Anche questi mancati pagamenti rischiano di rendere profonda la crisi di liquidità provocata dai crediti incagliati e di pesare sulla grande opportunità rappresentata dal Piano nazionale di ripresa”.

La Cna evoca la protesta

Presa di posizione anche della Confederazione nazionale degli artigiani che chiede l’istituzione di un tavolo permanente per trovare soluzioni efficaci e condivise. “Senza risposte convincenti nell’incontro cercheremo in accordo con altre associazioni di definire azioni di protesta”, sottolinea il presidente nazionale Cna, Dario Costantini, e il Segretario Generale, Otello Gregorini, chiedono che il decreto varato dal Governo sugli ecobonus “rappresenta un durissimo colpo al sistema degli incentivi per la riqualificazione energetica e messa in sicurezza del patrimonio immobiliare privato e aggrava il problema dei crediti incagliati”.
La decisione del Governo, secondo la Cna è grave sotto il profilo del metodo e provoca “una frattura preoccupante sulle strategie e la gestione delle politiche economiche producendo un impatto fortemente negativo sulle aspettative di crescita e sui livelli occupazionali”, polemizzano Costantini e Gregorini. Per la Cna nei primi 10 mesi del 2022 il Superbonus ha attivato investimenti per un ammontare di oltre 74 miliardi, con un incremento del 224% sullo stesso periodo del 2019, ultimo anno senza il meccanismo della cessione del credito.

I privati rinunciano

“La scelta del Governo”, secondo la Confederazione nazionale degli artigiani, “comporta la rinuncia a investimenti aggiuntivi privati per una cifra di oltre 50 miliardi annui. I riflessi dell’orientamento, incomprensibile, del Governo saranno una drastica riduzione dell’attività per centinaia di migliaia di operatori della filiera che conta circa 750mila imprese, in larga parte micro e piccole. Si rompe il percorso virtuoso avviato dal paese”, scrivono Costantini e Gregorini, “con una prospettiva di medio e lungo termine per la riqualificazione energetica degli immobili che nei prossimi anni dovrebbe attivare interventi su circa 8 milioni di edifici per stare al passo con gli impegni europei. Si blocca la messa in sicurezza degli immobili rispetto a terremoti e alluvioni che colpiscono spesso l’Italia provocando la perdita di vite umane e danni materiali per decine di miliardi”.

Un aiuto alle banche

Il decreto, accusa la Cna, trascura i grandi obiettivi della transizione energetica, dimentica le imprese ma aiuta il sistema bancario in termini di garanzie giuridiche. “Non solo, il provvedimento vieta anche le iniziative da parte di Regioni, Province e Comuni che si sono attivati per offrire un contributo all’emergenza dei crediti incagliati”, conclude la Confederazione, “Iniziative lodevoli che andrebbero spronate e che indicano la gravità della situazione sul territorio dove almeno 40mila imprese sono a rischio fallimento per aver rispettato una legge, anticipando ai clienti un bonus riconosciuto dallo Stato”.

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