Alla fine toccherà al Ministero economia e finanze fare i conti e dare una traiettoria alla riforma delle pensioni. Ieri l’atteso confronto al Ministero del lavoro tra Cgil, Cisl, Uil e Ugl e la ministra Marina Calderone si è concluso con uno scenario di ipotesi e di calcoli, segno che la trattativa è tutta in salita. Più che le opportunità e le decisioni concrete come sollecitano i sindacati il ministero frena e analizza i costi.
Si studia, ad esempio, per le donne un anticipo di 4 mesi per ogni figlio, – vicenda su cui pende un problema di Costituzionalità perché ne sarebbero per principio escluse le donne senza prole – ma per la riduzione prevista per Opzione Donna lo Stato pagherebbe 700 milioni di spesa in più. È la dimostrazione che ogni pezzo della riforma ha costi elevati che impongono le valutazioni di merito dei tecnici del Lavoro e delle Finanze
Le ipotesi del ministro
Il ministro Marina Calderone ha indicato ai sindacati un’altra ipotesi allo studio, la possibilità di eliminare o ridurre in modo sostanziale il vincolo minimo di 1,5 volte l’assegno sociale per accedere alla pensione di vecchiaia nel sistema contributivo. Un passo in avanti nella direzione indicata da Cgil, Cisl, Uil e Ugl per innalzare un po’ il livello economico dell’assegno previdenziale. Ma si tratta di una ipotesi che non si concretizzerà in tempi brevi.
Donne e giovani, riforma difficile
Il confronto su Opzione donna, misura rimaneggiata in senso restrittivo con l’ultima legge di Bilancio, continuerà a tenere banco. “Il Governo valuta l’ipotesi di estendere i quattro mesi di anticipo per ogni figlio – già previsti dalla riforma Dini solo per chi è nel contributivo pieno – a tutte le forme pensionistiche per le donne”. Raccontano i leader sindacali al termine dell’incontro al Ministero del Lavoro ma tagliano corto in merito ai passi in avanti fatti dalla trattativa perché non ci sono.
La Cgil, nessuna risposta
Non nasconde la delusione la Cgil, il nodo allo stato attuale è ancora quello delle coperture finanziarie. Il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari sottolinea. “Non abbiamo avuto risposte a partire dalla prima questione, che avevamo sollevato già al primo incontro, il ripristino di Opzione donna. Non perché riteniamo che quella sia una soluzione ma il punto di partenza per rendere credibile un percorso che metta le donne e i giovani al centro. Questa risposta”, sottolinea Christian Ferrari, “non c’è ancora, è una mancata risposta ad oggi nei confronti di 25mila donne che mediamente utilizzano questo strumento ma è soprattutto un segnale politico che non fa ben sperare rispetto alla serietà e alla credibilità di un percorso che avrebbe ben altra ambizione rispetto al solo ripristino di una misura parziale. Se non riusciamo nemmeno a ritornare alla casella di partenza su Opzione donna come potremmo dare una risposta vera alla condizione previdenziale delle lavoratrici d’Italia? Questa è la domanda con cui siamo rimasti al termine di questo incontro”.
La Cisl: c’è disponibilità
Posizione diversa della Cisl che da sempre sul tema lavori e pensioni ha un atteggiamento prudente e dialogante.
“Apprezziamo il fatto che il ministero riconosca che Opzione donna come uscita nell’ultima legge di Bilancio debba essere rettificata”, spiega il segretario confederale Cisl, Ignazio Ganga, “per ripristinare una misura più equilibrata e siamo in attesa di un riscontro più dettagliato che risponda alle aspettative sindacali. Il ministero ha manifestato una prima disponibilità in ordine all’estensione di un anticipo di quattro mesi sul pensionamento per le donne con figli allargando a chi sta nel sistema misto la portata di una norma che già esiste per chi rientra nel contributivo puro e l’apertura a ragionare di una integrazione al trattamento minimo per chi ha contributi solo dopo il 1995”.
La Uil: servono fatti concreti
“Il Governo”, osserva al termine dell’incontro il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, “ha messo sul tavolo una prima intenzione di modificare la norma su Opzione donna. Ma non ha spiegato se sarà una ulteriore modifica o il ripristino della forma precedente all’ultima legge di Bilancio che ha ristretto i criteri. Il governo si è impegnato a modificare l’attuale norma”, evidenzia Bombardieri, “e a darci risposta nelle prossime ore, nei prossimi giorni perché si stanno confrontando tra ministero del Lavoro e Mef. Quindi aspettiamo di avere qualche notizia. Saremo soddisfatti quando avremo risposte alle nostre richieste. Bisogna passare dalle dichiarazioni ai fatti”.
L’Ugl: assegni più ricchi
“A breve dovrebbe arrivare la riformulazione di Opzione donna. Difficile, però, la semplice riproposizione di quella passata”, puntualizza il segretario generale dell’Ugl, Paolo Capone, al termine dell’incontro, al quale ha preso parte il dirigente confederale Fiovo Bitti. “Da parte nostra, abbiamo insistito sulla valorizzazione della maternità, per cui abbiamo accolto con interesse anche l’ipotesi che possa essere introdotto uno sconto di 4 mesi per figlio su tutte le forme pensionistiche. Si potrebbe anche pensare a un assegno più ricco, in alternativa all’uscita anticipata”.
Giovani, precarietà e contributi
Sui giovani lavoro e precarietà la trattativa è rimasta arenata alle ipotesi generali. Il problema è come sostenere i versamenti contributivi per i periodi di attività discontinua.
“Per quanto riguarda i giovani”, osserva l’esponente della Cgil, “oltre alle misure previdenziali, che auspicabilmente si discuteranno, è fondamentale il contrasto alla precarietà che è la vera causa della prospettiva previdenziale critica per i giovani: c’è bisogno di allargare la base contributiva e la prima leva è il salario e un lavoro stabile”. “Sui giovani”, osserva inoltre Capone dell’Ugl, “si è ribadita l’importanza di arrivare a una pensione di garanzia in favore di tutti coloro che hanno percorsi professionali discontinui, a prescindere dall’età anagrafica”.
Assegno minimo, via i vincoli
La Cisl sottolinea, anche una nuova ipotesi sul livello degli assegni previdenziali almeno per le fasce più basse.
Sarebbe anche allo studio, come ti ferisce il segretario confederale Cisl, Ignazio Ganga, anche la possibilità di eliminare o ridurre in modo sostanziale il vincolo minimo di 1,5 volte l’assegno sociale per accedere alla pensione di vecchiaia nel sistema contributivo, “che attualmente limita in maniera sostanziale gli accessi al pensionamento, condizionando in particolare le donne e coloro i quali hanno avuto carriere frammentate”. Una richiesta che trova spazio nella piattaforma che unitariamente Cgil Cisl e Uil hanno presentato al governo.
Nessun nuovo appuntamento
Infine un dato di non poco conto. Il dialogo tra Governo, sindacati e Parti sociali era iniziato a gennaio con un ruolino di marcia preciso, cioè incontri tematici su singole questioni, da svolgersi a cadenza regolare e ristretta nei tempi. Si erano ipotizzato confronti settimanali. Ma ieri i sindacati non hanno avuto notizie di prossimi incontri. Nessun altro appuntamento è stato infatti fissato.