La nota di Palazzo Chigi si è resa necessaria a causa di quanto era accaduto nella giornata di domenica. “Io parlare con Zelensky? Se fossi stato il premier, non ci sarei mai andato perché stiamo assistendo alla devastazione del suo Paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili”, ha detto Silvio Berlusconi all’uscita del seggio elettorale. Poi, come un fiume in piena, ha riproposto il peggiore repertorio della propaganda di Mosca.
“Bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass – aggiunge Berlusconi – e questo non sarebbe accaduto, quindi giudico molto, molto negativamente il comportamento di questo signore”, che sarebbe Zelensky appunto. A dimostrare quanto queste parole siano perfettamente in linea con la posizione ufficiale del Cremlino è intervenuta la portavoce del Ministero degli Esteri di Mosca Maria Zakharova che ha detto: “Non spetta a me giudicare e dare i voti a Berlusconi. Mi limito ai fatti, dicono che per otto anni, dal 2014, la Russia ha insistito perché fossero applicati gli accordi di Minsk per la pace in Ucraina. Ma questo non era quello che l’Occidente aveva in mente”.
Ma qual è il piano di pace proposto da Berlusconi? È presto detto: “Per arrivare alla pace penserei che il signor presidente americano dovrebbe prendersi Zelensky e dirgli ‘è a tua disposizione dopo la fine della guerra un piano Marshall per ricostruire l’Ucraina, di 6-7-8-9 mila miliardi di dollari a una condizione, che tu domani ordini il cessate il fuoco, anche perché noi da domani non ti daremo più dollari e non ti daremo più armi’. Soltanto una cosa del genere potrebbe convincere questo signore ad arrivare ad un cessate il fuoco”.
Non è la prima volta che Berlusconi dimostra la sua vicinanza a Putin ed il suo pensiero su Zelensky e sulla guerra in Ucraina. Era il 20 maggio quando, durante una pausa alla convention napoletana di Forza Italia, disse ai suoi fedelissimi: “Io credo che l’Europa unita deve fare una proposta di pace, cercando di far accogliere agli ucraini le domande di Putin”, aggiungendo: “Per portare Putin al tavolo delle trattative non bisogna fare le dichiarazioni che sento da tutte le parti”. Alla Presidenza del Consiglio c’era ancora Mario Draghi. Ovviamente, scoppiata la polemica, Berlusconi giurò e spergiurò la sua fedeltà all’Europa, alla NATO, all’Occidente e agli Stati Uniti e, con una clamorosa inversione ad U, si disse d’accordo sull’invio delle armi a Kiev.
L’ex Cavaliere, come detto, non è nuovo a simili sortite. Come dimenticare quando il 22 settembre, alla vigilia delle elezioni politiche che portarono Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, Berlusconi – ospite da Bruno Vespa a Porta a Porta -ripropose a milioni di italiani, la stantia versione del copione scritta da Mosca. “Putin è caduto in una situazione drammatica – disse – perché le due repubbliche filorusse del Donbass sono andate da lui dicendo: Zelensky ha aumentato gli attacchi contro di noi, siamo arrivati a 16 mila morti, difendici.
E Putin, perciò, è stato spinto a inventarsi questa operazione speciale. Ma le truppe dovevano entrare, in una settimana raggiungere Kiev, sostituire con un governo di persone perbene il governo di Zelensky e poi tornare indietro. Invece hanno trovato una resistenza imprevista poi foraggiata con armi di tutti i tipi dall’Occidente”. Che dire, neanche il protagonista russo Vladimir Soloviev avrebbe potuto difendere meglio il Cremlino.
Però quello non fu un episodio isolato. Mentre era in corso di formazione il governo, in un audio registrato durante una riunione a porte chiuse con gli eletti di Forza Italia – Berlusconi ribadì la versione già presentata a “Porta a Porta”, dicendo che per lui “Putin era stato costretto a intervenire in Ucraina su richiesta delle repubbliche del Donbass dopo che Zelensky aveva triplicato gli attacchi alle frontiere ignorando i trattati”. Nell’audio diffuso dall’agenzia LaPresse, aggiunse anche: “Io non vedo come possono mettersi a un tavolo di mediazione Putin e Zelensky. Zelensky, secondo me, lasciamo perdere, non posso dirlo..”. Come se non bastasse, pochi giorni dopo la diffusione di quell’audio, aveva confermato di aver ricevuto come dono di compleanno da Putin “20 bottiglie di vodka e una lettera dolcissima” e di aver ricambiato con del Lambrusco e “una lettera altrettanto dolce”, in barba alle sanzioni adottate contro la Russia.
Ma tornando a domenica, quando viene chiesto a Berlusconi se non abbia ragione la Meloni quando dice che per arrivare alla pace bisogna che i due vertici si equilibrino militarmente, lui risponde convintamente “NO”. Queste esternazioni hanno portato Palazzo Chigi a rilasciare una nota per ribadire, in modo chiaro ed inequivocabile, la posizione del Governo Meloni: “Il sostegno all’Ucraina da parte del Governo è saldo e convinto, come chiaramente previsto nel programma e come confermato in tutti i voti parlamentari della maggioranza che sostiene l’esecutivo”.
Lo stesso Antonio Tajani, nella duplice veste di uomo di governo e vicepresidente di Forza Italia, è stato costretto a pubblicare un post su Twitter in cui afferma: “FI è da sempre schierata a favore dell’indipendenza dell’Ucraina, dalla parte dell’Europa, della Nato e dell’Occidente. In tutte le sedi continueremo a votare con i nostri alleati di governo rispettando il nostro programma”.
Bene ha fatto Palazzo Chigi a ribadire la posizione del governo italiano. Bene ha fatto il Vicepremier Tajani a confermare la posizione europeista e filo-atlantista di Forza Italia, che supporta pienamente l’Ucraina. Pensando a quest’ultimo episodio, non resta che fare una constatazione: “Per fortuna a Palazzo Chigi c’è Giorgia Meloni e non un amico fidato di Putin”.