Patrick Crusius, l’uomo colpevole della strage al centro commerciale Walmart di El Paso, Texas, il 3 agosto, si è dichiarato colpevole di almeno una dozzina di altri crimini d’odio. Crusius, 24 anni, ha patteggiato la pena dopo che i pubblici ministeri federali hanno dichiarato, il mese scorso. che non avrebbero chiesto la pena di morte. Nella strage aveva preso di mira persone di origine messicana.
Ventitre sono i capi di imputazione per i quali ha dichiarato la sua colpevolezza. Crimini che hanno provocato la morte di ventidue persone, causando anche gravi lesioni personali. Ha ammesso, inoltre, di aver commesso 45 crimini con le armi da fuoco. Come parte del suo patteggiamento, ha accettato una pena detentiva di 90 ergastoli consecutivi, uno per ogni conteggio dell’accusa.
Per l’assistente procuratore generale della divisione per i diritti civili del Dipartimento di giustizia, Kristen Clarke, la violenza alimentata dai nazionalisti bianchi non può avere posto nella società odierna. Ogni massacro insensato che viola la legge, va contro i valori americani e sfida i principi di tolleranza e inclusione che definiscono gli Stati Uniti come Nazione.
L’avvocato di Crusius, Joe Spencer, ha dichiarato, mercoledì, che il suo cliente ha cercato di assumersi la responsabilità ed è contento di essere finalmente riuscito a farlo, aggiungendo che non ci si sente vincitore quando si ricevono novanta ergastoli consecutivi e si è consapevoli di morire in prigione.
Nei documenti di accusa, le autorità federali hanno affermato che Crusius aveva pubblicato un documento online prima del massacro, nel quale si descriveva come un nazionalista bianco. Aveva scelto El Paso, una città di confine, per dissuadere i migranti dall’arrivare negli Stati Uniti e definiva l’attacco come una risposta a una “invasione ispanica del Texas”.
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