I quattro diplomatici interessati, quattro uomini, sono stati dichiarati personae non gratae e devono lasciare il territorio federale entro l’8 febbraio al più tardi.
La notizia è stata data alla stampa dal portavoce del Ministero degli Esteri austriaco che giovedì ha riferito: “Due diplomatici dell’ambasciata russa hanno intrapreso azioni incompatibili con il loro status diplomatico” e sono stati “dichiarati personae non gratae”. Anche due diplomatici della Missione permanente russa presso le Nazioni Unite sono stati invitati a lasciare l’Austria.
Il Ministero degli Esteri austriaco mantiene il massimo riserbo sulla vicenda non commentando ulteriormente l’accaduto. Il Ministro degli Esteri Alexander Schallenberg si è limitato a commentare in modo laconico: “Agiamo sempre quando le linee rosse vengono superate”.
I quattro diplomatici russi interessati dal provvedimento dovrebbero lasciare l’Austria al massimo entro l’8 febbraio.
Non è la prima volta che accade una situazione del genere in Austria. Vienna aveva già espulso quattro spie russe ad aprile dello scorso anno: si dice che lavorassero per il servizio segreto militare russo GRU e per il SWR, il servizio per lo spionaggio all’estero. Da quanto viene riferito, sembrerebbe che abbiano utilizzato l’intero repertorio dello spionaggio in Austria, rendendosi responsabili di campagne di disinformazione, operazioni di Cyberspionaggio e, non ultimo, svolgendo vere e proprie operazioni di Human Intelligence.
Nel caso di aprile, secondo informazioni di stampa, il controspionaggio aveva sul radar da diversi mesi il quartetto russo, compreso l’addetto per la difesa. Il Segretario generale per gli Affari esteri austriaco Peter Launsky-Tieffenthal aveva informato l’Ambasciatore russo, Dimitri Ljubinskij, dell’espulsione dei quattro diplomatici. Tre di loro lavorano all’ambasciata a Vienna, il quarto al consolato generale russo a Salisburgo.
L’Ambasciata russa si disse indignata per l’espulsione dei quattro diplomatici, e la Russia rispose al provvedimento poco tempo dopo espellendo quattro diplomatici austriaci. Senza dubbio, anche questa volta, non mancheranno ritorsioni da parte di Mosca.
Vienna è stata per decenni come un parco giochi per gli agenti russi. Il numero di diplomatici accreditati in Austria è notevolmente elevato. Quando recentemente molti Paesi dell’UE hanno cacciato diplomatici russi (la Lituania ha persino espulso l’Ambasciatore dal Paese), l’Austria ha esitato a lungo. Il governo federale avrebbe preferito un approccio comune nell’Unione Europea. Ma era illusorio.
Nel recente passato, in Austria c’è stata una sola espulsione nell’agosto del 2020, quando Schallenberg aveva dichiarato persona non grata un diplomatico russo per spionaggio industriale, ed a marzo dello scorso anno, con l’espulsione di altre quattro spie russe.
Alcuni offrono, però, una diversa lettura delle espulsioni di questa settimana. L’esperto di Russia Gerhard Mangott ha collegato l’espulsione di giovedì con l’imminente conferenza dell’OSCE a Vienna, delicata dal punto di vista diplomatico. “L’espulsione dei diplomatici russi può essere ben giustificata. Ma ha anche qualcosa a che fare con il fatto che l’Austria consentirà ai rappresentanti russi di venire all’Assemblea parlamentare dell’OSCE nonostante i divieti di viaggio – per i quali l’Austria è stata pesantemente criticata”, ha scritto Mangott su Twitter. “Con l’espulsione dei diplomatici ora si può contrastare l’accusa di essere filorussi”, ha analizzato il politologo austriaco.
A Vienna il 23 e 24 febbraio si svolgerà, infatti, l’Assemblea parlamentare dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE). Questo evento sta mettendo l’Austria in imbarazzo. Secondo i resoconti dei media, alcuni partner alleati dell’UE avrebbero chiesto dietro le quinte che l’Austria non rilasciasse i visti alla delegazione russa, composta anche da molti soggetti sottoposti a sanzioni dell’UE. Tuttavia, a causa di un accordo con l’OSCE, il Ministero degli Esteri austriaco non si considera nella posizione legale di rifiutare l’ingresso alla delegazione russa. La conferenza OSCE di Vienna è esplosiva anche perché il 24 febbraio segna il primo anniversario dell’attacco della Russia all’Ucraina.
“I parlamentari russi non dovrebbero ricevere né un invito né un visto”, ha dichiarato l’ambasciatore lituano dell’OSCE Vaidotas Verba. Perché questi sono i parlamentari che glorificano “l’annessione illegale dei territori ucraini e la guerra genocida contro l’Ucraina” da parte della Russia e quindi i crimini di guerra.