domenica, 17 Novembre, 2024
Esteri

Mediterraneo. L’Italia s’è desta?

Non è solo questione di gas e petrolio. Così almeno sembra dalle prime mosse di Giorgia Meloni, che dopo l’Algeria va in Libia con l’idea di riportare Roma al centro della geopolitica del Mediterraneo e dell’Africa. C’è in ballo una nuova visione del ruolo che l’Italia può e deve svolgere nello scacchiere che le è più vicino e con cui ha avuto da sempre legami che nel tempo si sono affievoliti. Un ruolo che deve essere di primo piano e non subordinato ai capricci di Francia e Regno Unito. Un ruolo da giocare con saggezza e coraggio, in armonia con gli Stati Uniti.
Washington ha avuto disavventure infelici in quest’area e ora più che mai ha interesse ad avere un partner affidabile, come l’Italia, che contribuisca a riconquistare lo spazio diplomatico perduto.

Uno spazio su cui pesa l’ipoteca della presenza anche militare della Russia che in questi anni, mentre l’Occidente sonnecchiava, ha esteso la sua sfera d’influenza su molti Paesi africani. Le basi di Mosca munite di sistemi di difesa anti-aerei Pantsir S-1, caccia MiG-29 e bombardieri tattici Su-24 si trovano a Brak al Shati (sud-ovest), Jufrah (centro-sud), Qardabiyah (centro-nord), al-Khadim (nord-est).Ci sono 2.000 mercenari della Wagner.

La Libia è lo Stato più instabile del Nord-africa dilaniato da una guerra civile scatenatasi nel vuoto creato 12 anni fa dall’affrettata destituzione di Gheddafi voluta da Londra, Parigi e Washington.

Meloni avrà incontri con il Presidente del Consiglio Presidenziale dello Stato di Libia, Mohammed Yunis Ahmed Al-Menfi, e con il Primo Ministro del Governo di unità nazionale libico, Abdel Hamid al-Dabaiba. Non andrà a Bengasi dove regna il generale Haftar sostenuto da Putin.

Ha in tasca un accordo per un maxi investimento di Eni, 8 miliardi di euro. il più grande affare per Tripoli da 25 anni in qua. Un buon inizio per dimostrare che l’Italia fa sul serio e “vuole giocare un ruolo importante anche nella capacità di aiutare i Paesi africani a crescere e diventare più ricchi. Una cooperazione che non vuole essere predatoria“. Così ha detto Meloni.

Dalla Libia verso l’Italia il flusso di gas è di ai 7-8 milioni di metri cubi al giorno. Nel 2022, l’Italia ha importato dalla Libia circa 2,3 miliardi di metri cubi in leggero calo rispetto al 2021. Nel 2019 l’Italia aveva importato circa 5,7 miliardi di metri cubi di gas tramite il Greenstream. La cooperazione non riguarderà solo il gas.

C’è il tema dei migranti. Dei 100 mila che sono sbarcati in Italia l’anno scorso la metà proveniva proprio dalla Libia, 30 mila dalla Tripolitania e 18 mila dalla Cirenaica. C’è molto da fare tenendo conto delle condizioni disumane con cui sono trattati i migranti in attesa di partire, sotto il giogo degli scafisti, e quelli rimpatriati a causa della loro irregolarità. Tema complesso che dovrebbe rientrare nel Piano Mattei che Meloni ha lanciato e che ha senso se punta a creare sviluppo a vantaggio delle popolazioni e non solo dei governi. Su questo tema sarebbe auspicabile una politica bipartisan. Le opposizioni farebbero bene a tirar fuori idee costruttive e a proporle al Governo.

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