Un tempo considerata glamour, la Silicon Valley oggi si tiene grazie a un sacco a pelo. Da un lato quello dei senzatetto più fortunati; dall’altro quello di un’impiegata di Twitter che si è ritratta mentre dorme in ufficio.
Entrambe le storie ci parlano di un ambiente in fondo tossico che procede per esclusione: un tempo attraverso la narrativa del tech che avrebbe cambiato il mondo, ma che aveva finito per tagliare fuori la gente comune; oggi attraverso il taglio aggressivo dei costi con decine di migliaia di licenziamenti, come riporta il sito specializzato Layoffs.fyi.
Licenziamenti in massa
Più in generale Big Tech è in crisi. “Stiamo assistendo a un afflusso di persone licenziate che cercano di vendere le proprie azioni”, aveva raccontato qualche settimana fa al Financial Times, Greg Martin, amministratore delegato di Rainmaker Securities, una società di brokeraggio finanziario. “Queste aziende hanno fatto crescere così tanto i propri organici che ci sono molte persone altamente motivate a vendere”. L’accordo è pressoché unanime sul come si sia arrivati a questo punto. Tra aspettative troppo alte sulla crescita economica post-Covid e quelle disattese sul cambiamento radicale dei nostri stili di vita e delle nostre abitudini di consumo, la conseguenza è stata quella di trovarsi ingolfati con un mucchio di dipendenti che non servono più.
Il grande reset, unicorni e draghi
Insomma, il grande reset è arrivato da dove meno ce lo si aspettava. Andati i tempi in cui ricchi stipendi, flessibilità, benefit, ambienti di lavoro in cui l’unica regola era quella di non avere regole definivano chi ce l’aveva fatta e chi no.
Un cambiamento che è possibile intravedere anche negli auspici dei fondi di venture capital che, un tempo alla ricerca di unicorni – ovvero di aziende in grado di crescere subito e in modo esponenziale – oggi sono alla ricerca di draghi i quali “a differenza degli unicorni, sono indipendenti, tenaci, ma agili e praticamente invincibili”, come ha scritto in questi giorni su Fortune, Maelle Gavet, CEO di Techstars, un fondo di venture capital.
E adesso?
Tuttavia, per ogni crisi esiste almeno una opportunità. Per esempio, con l’esplosione della bolla delle dotcom a inizio anni 2000 si creò lo spazio per gli attuali giganti del tech. Quindi è possibile immaginare che ci sarà spazio per altro.
Speriamo questa volta in un ethos differente. Si potrebbe prendere ispirazione dal capitalismo di stampo umanista e adattarlo ai nostri tempi, per esempio, mettendo l’uomo al centro del lavoro e dell’impresa. Non viceversa. Il sacco a pelo vale una gita fuori porta.