giovedì, 21 Novembre, 2024
Attualità

Intercettazioni. Il problema è solo la loro divulgazione

Quando si parla di giustizia la serenità viene meno  e lascia campo aperto ad una miscela velenosa di sospetti, strumentalizzazioni e provocazioni. Un vero peccato, perchè si perde lucidità e ci si abbandona a posizioni palesemente confuse e irrazionali. Il caso delle intercettazioni è emblematico.

Le inchieste della magistratura, quelle più complesse ma non solo, beneficiano di  tre indispensabili strumenti di indagine: le intercettazioni telefoniche e informatiche, le riprese di telecamere pubbliche e private di sorveglianza e le testimonianze di collaboratori di giustizia. Senza di esse ci sarebbe più ingiustizia a favore dei criminali che riuscirebbero a farla franca.

Le intercettazioni sono spesso la prima breccia che consente di irrompere nella zona grigia della criminalità. Il loro contenuto accende luci importanti che aiutano gli inquirenti a  squarciare il buio in cui si nasconde il crimine.

Sono troppe? E chi può dirlo? Esse non sono un capriccio dettato da voyerismo: è sempre un giudice che deve autorizzarle sulla base di precise  motivazioni. Se si fanno è perché servono.

In Italia sono più usate che altrove? Ovvio, visto che nel nostro Paese ci sono più organizzazioni mafiose che in altre democrazie e anche perché certe tipologie di reati (corruzione e concussione) sono ahinoi troppo diffusi.

Costano troppo? È un falso problema. Si possono operare alcune razionalizzazioni. Ma se le intercettazioni servono a rendere giustizia e, per conseguenza, a dare più sicurezza alla nostra vita collettiva sono soldi ben spesi, non uno spreco.

Dovrebbero essere usate solo per reati gravi come mafia e terrorismo? No, perché la gravità di un reato va misurata anche in relazione alla sua eccessiva diffusione in un copro sociale e alle difficoltà di perseguirlo. Per questo si potrebbe ipotizzare perfino un’estensione dei casi in cui far ricorso alle intercettazioni quando ci si rende conto che senza di esse certi comportamenti criminali difficilmente si riescono a scovare.

E allora dov’è il problema? Il problema è solo nella divulgazione dei contenuti delle intercettazioni.

Ma questo è un problema che riguarda non i giornalisti che pubblicano quello che trovano o, più spesso, ricevono……È un problema che riguarda chi amministra la giustizia e detiene il doppio potere: decidere cosa sia rilevante ai fini delle indagini e assicurarsi che le intercettazioni non passino dai cassetti delle procure alle redazioni dei giornali. Tutto qui. Se poi è necessario ridefinire meglio le fasi delle indagini in cui le intercettazioni nel loro complesso siano messe a disposizioni delle parti si può individuare una soluzione ragionevole. Ma si smetta di confondere i problemi.

Le intercettazioni servono, devono costare meno e essere eventualmente usate anche per altri reati: ma la loro divulgazione deve essere messa sotto rigido controllo e chi -non i giornalisti- viola la riservatezza deve essere severamente punito.

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