Gli Stati Uniti hanno imposto nuove sanzioni contro le Guardie della rivoluzione islamica iraniane e agli alti funzionari delle istituzioni del Paese, tra i quali il viceministro dell’intelligence e della sicurezza Naser Rashedi, coinvolti nella violenta repressione delle proteste nel Paese. “Le misure prendono di mira un pilastro economico dei pasdaran che finanzia la brutale repressione da parte del regime, così come alti funzionari della sicurezza che coordinano la repressione di Teheran a livello nazionale e provinciale”, sottolinea il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti Usa.
Nel frattempo, trenta prigioniere politiche iraniane, tra cui la ricercatrice franco-iraniana Fariba Adelkhah e la figlia dell’ex presidente Hashemi Rafsanjani, hanno firmato un appello in cui chiedono la cessazione delle esecuzioni dei manifestanti. “Noi, detenute politiche e ideologiche del reparto femminile del carcere di Evin (Teheran), chiediamo la fine delle esecuzioni dei manifestanti e la fine delle ingiuste condanne inflitte ai prigionieri in Iran”, si legge in questo testo inviato all’Afp. “Quali che siano le nostre convinzioni religiose e politiche e le nostre origini, siamo state tutte condannate, per un totale di 124 anni di carcere, a seguito di procedure inique e non trasparenti”, continua il testo.