Sciopero dei benzinai confermato. La serrata per il 25 e 26 gennaio rimane ma il tira e molla con il Governo non è finito, perché si prevedono nuove puntate di una vertenza che assume i caratteri di un reality. “Ancora oggi il Governo non ha saputo o voluto assumere la responsabilità di prendere impegni concreti sulle questioni che direttamente possono incidere anche sui prezzi” spiegano Fegica e Figisc-Anisa, che puntualizzano, “per fare emergere serietà e competenza richiesta c’è tempo fino al minuto prima della chiusura degli impianti”. Le Federazioni lasciano, infatti, ancora uno spiraglio fino “all’ultimo minuto”, così come il ministro Urso che parla di “dialogo ancora possibile”.
La “croce” sui benzinai
Fegica e Figisc-Anisa tornano a criticare il Governo di voler “continuare a ingannare gli automobilisti gettando la croce addosso ai benzinai”. Le Federazioni ribadiscono, “il pessimo giudizio sul decreto, pasticciato ed inefficace, a cui sarà necessario mettere mano pesantemente in sede di conversione, abbiamo proposto con serietà al Governo di assumere alcune iniziative”, scrivono le sigle di rappresentanza dei distributori, “tutte ispirate al recupero della piena legalità nel settore e al ripristino di un sistema regolatorio certo, con l’obiettivo di adeguare efficienza e gli standard di servizio offerti agli automobilisti italiani e ottenere la proposizione di prezzi dei carburanti equi e stabilmente contenuti”.
Decreto senza “correttivi”
La “rottura” si è materializzata durante l’incontro al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Il Governo ha puntato i piedi nel confermare il “Decreto trasparenza” e le sanzioni per la mancata esposizione dei prezzi nelle stazioni di servizio. Di conseguenza l’Esecutivo ha ribadito la decisione dell’Agcm di avviare ispezioni tra le compagnie petrolifere e soprattutto di intensificarle. L’incontro di ieri era tutto in salita con le sigle di rappresentanza della categoria (Faib, Fegica e Figisc-Anisa), fortemente “deluse” dal testo definitivo del Decreto. Le Federazioni non hanno trovato i correttivi chiesti al ministro Urso durante la riunione a Palazzo Chigi della scorsa settimana. Quando il confronto si era chiuso tra gli auspici di trovare una via d’uscita allo sciopero, e a quella “ondata di fango”, che le Associazioni dei distributori respingono ancora con forza.
Le mani della criminalità
Durante l’incontro di ieri sono emersi anche aspetti inquietanti e sui quale Fegica e Figisc-Anisa chiedono un confronto con il Governo “che metta immediatamente in cantiere la riforma del settore volta a chiudere 7.000 impianti, che secondo una stima prudente sono attualmente nelle mani della criminalità più o meno organizzata, recuperare al gettito erariale circa 13 miliardi di euro sottratti ogni anno alle casse dello Stato e quindi ripristinare condizioni di mercato e concorrenza non drogate. Più nell’immediato deve essere urgentemente varata la norma che preveda controlli e sanzioni -attualmente inesistenti – per i titolari degli impianti che non rispettano gli obblighi di legge imposti sui contratti di gestione e gli accordi collettivi, posto che almeno il 60% dei gestori è senza contratto o con contratti illegali e condizioni economiche minime”.
Urso: dialogo ancora possibile
Sui correttivi, lo stesso ministro Urso ha lasciato aperta una possibilità di dialogo. “C’è sempre disponibilità a modifiche” al decreto sulla trasparenza dei prezzi. “Ovviamente c’è un percorso parlamentare. Le modifiche possono arrivare dal Parlamento o su iniziativa del Governo”, ha detto al tavolo con i gestori degli impianti di carburante. “Il mio auspicio”, ha riferito il ministro, “è che ci sia un confronto sereno e costruttivo per migliorare il provvedimento”.
Intensificati controlli e sanzioni
Sul tema dei controlli il Ministero non si tirerà indietro. In primo luogo il “Decreto trasparenza” non subirà modifiche sul fronte degli obblighi imposti ai gestori delle pompe di benzina, in particolare di esporre, insieme ai listini, anche il prezzo medio regionale calcolato dal Mimit. Inoltre non ci sarà un alleggerimento delle sanzioni che invece sono inasprite. I gestori che non rispetteranno il decreto subiranno sanzioni da 500 a 6.000 euro. “Dopo la terza violazione”, evidenzia il Decreto, “può essere disposta la sospensione dell’attività per un periodo non inferiore a sette giorni e non superiore a 90 giorni”.
La possibile alleanza
Sul fronte legalità Governo e Federazioni dei distributori possono trovare ancora un terreno di incontro. In particolare quelle che le Associazioni indicano come “criticità strutturali del settore”, in altri versi una rete che conta troppi impianti e gestori senza contratto che vendono i carburanti al prezzo sotto costo. Le sigle sindacali potrebbero trovare nel Ministero delle imprese e del Made in Italy un alleato per battere una concorrenza sleale e pericolosa. In questo senso va interpretata la nota di Fegica e Figisc/Anisa che pur confermando lo sciopero si dichiarano attente e disponibili: “Per fare emergere serietà e competenza richiesta c’è tempo fino al minuto prima della chiusura degli impianti”.