Trent’anni sono tanti, forse troppi, per catturare un boss che ha impersonato la mafia peggiore e più sfrontata quella che è uscita allo scoperto, ha sfidato apertamente lo Stato, ha massacrato uomini delle istituzioni e cittadini inermi con le stragi, ha sciolto nell’acido bambini.
Questa mafia “evidente” era forse più facilmente visibile, identificabile e quindi catturabile. Eppure gode di tali e tante risorse, ramificazioni, connivenze e protezioni che per 30 interminabili anni è riuscita a nascondere il suo capo supremo e con lui i segreti della cupola.
Nel frattempo la piovra ha cambiato strategia, ha scelto di apparire di meno, ha abbassato la voce ma non ha smesso di prosperare, di inquinare la vita economica, sociale e politica.
E per questo è diventata più pericolosa, più subdola: una specie di veleno che si insinua nel corpo delle nostre democrazie e punta ad accrescere il suo potere entrando nei templi della finanza, delle alte professioni, del mondo produttivo, del commercio. I tentacoli mirano sempre anche alle istituzioni e alla politica. Ma oggi trovano una maggiore resistenza che in passato, anche perchè i cittadini sono più motivati e mobilitati contro la mafia. E questo disincentiva chi riveste ruoli pubblici dal trescare con i boss. Ma fino a quando?
Le mafie, non solo quella siciliana, in questi anni hanno continuato a mantenere il controllo del territorio e a riempire i loro forzieri con gli incalcolabili proventi del traffico di droga: un oceano di soldi riciclati poi in attività, alcune di copertura altre foriere di ulteriori guadagni e potere.
La sproporzione tra quanto lo Stato può destinare alla lotta alle mafie e quanto le mafie guadagnino dai loro affari è purtroppo a vantaggio dei criminali.
Per questo la cattura di Messina Denaro ci riempie di gioia ma ci impone di fare un salto di qualità ulteriore: bisogna spezzare la catena che genera il valore del male intervenendo sui meccanismi che fanno entrare soldi e su quelli che consentono al denaro sporco di potersi rimettere in circolazione. Stroncare i meccanismi di finanziamento della mafia, aggredire i canali del riciclaggio e riprendere con tutti i mezzi il controllo del territorio sono le tre direttrici che dovrebbe seguire la nuova lotta alla nuova mafia. Quanto ai mezzi investigativi non abbiamo di che lamentarci: disponiamo ormai di magistrati, carabinieri, poliziotti e finanziari che hanno acquisito un’esperienza e una specializzazione uniche al mondo.
Facciamo della lotta alla mafia un’eccellenza italiana.