Oltre settanta feriti, una quarantina di dispersi e 29 morti. È l’ennesimo bollettino di una guerra che non conosce soluzione e che sempre più spesso si accanisce contro i civili, obiettivi inermi di quello che il presidente ucraino Zelensky ha definito “terrorismo russo”. Il missile caduto su Dnipro, una delle città principali del Paese, ha distrutto intere famiglie e causato vittime anche giovanissime in un complesso residenziale dove vivevano circa 1.700 persone, rimaste quasi tutte senza casa. Fra le vittime anche una ragazzina quindicenne mentre fra i ricoverati in ospedale ci sono tanti bambini, fra i quali uno di tre anni.
Un attacco condannato da tutto l’Occidente ma che non sembra modificare i piani del Cremlino, che in questo week-end ha colpito anche numerose infrastrutture energetiche e costretto il governo di Kiev a fare ricorso nuovamente ai blackout in molte regioni. L’emergenza è scattata soprattutto nell’area della capitale ma anche a Kharkiv, Leopoli, Ivano-Frankivsk, Zaporizhzhia e Vinnytsia. Dei 38 missili lanciati, ha fatto sapere l’aeronautica ucraina, 25 sono stati intercettati dalla contraerea ma rispetto agli ultimi pesanti attacchi una parte consistente dei razzi ha raggiunto il bersaglio.
Un problema in più per Zelensky, dovuto probabilmente alla traiettoria diversa (da nord) e all’altezza maggiore, che ha reso più complicato individuare i missili. Non solo: i sistemi di difesa proprio in questi primi giorni dell’anno stanno subendo un cambiamento radicale, con nuove strumentazioni in arrivo da Occidente che stanno andando a sostituire quelle precedenti di derivazione sovietica. Un rinnovamento che nel lungo periodo darà senz’altro i suoi frutti ma che in questo momento ha bisogno di rodaggio.