Le ultime derive antidemocratiche avvenute in Brasile, in Perù ed nel 2020 negli Stati Uniti pongono qualche riflessione sulle Repubbliche Presidenziali tema ricorrente di questi giorni nel nostro Paese. Infatti il terzo punto del programma della coalizione di centrodestra vincitrice delle ultime Elezioni prevede l’elezione diretta del Presidente della Repubblica sul modello della Quinta Repubblica francese, sistema elettorale maggioritario a doppio turno. Il presidenzialismo è stato da sempre un tema che ha appassionato politicamente sia la destra che la sinistra. È certamente un obiettivo di alto profilo di materia complessa che dovrà rivedere l’organizzazione democratica della nostra Italia basata su una barra stabilizzatrice della nostra vita democratica quale è la nostra Costituzione (139 Articoli, legge fondamentale dello Stato Italiano che detta le norme che regolano la vita sociale e l’ordinamento dello Stato).
Secondo la nostra Costituzione il Presidente della Repubblica ha il ruolo di garante dell’unità nazionale, di coordinatore, mediatore e regolatore dei rapporti tra i poteri dello Stato. Cosa prevede il Presidenzialismo? La repubblica presidenziale è una forma di governo in cui il potere esecutivo si concentra nella figura del Presidente che è sia capo dello Stato che capo del governo, eletto direttamente dai cittadini e forma il suo governo. La legittimazione attraverso il voto conferisce al presidente una chiara superiorità rispetto ai suoi ministri fatti di sua nomina. Tale forma di governo è quindi caratterizzata dall’esistenza di un potere effettivo monocratico, espressione della volontà maggioritaria popolare. In Italia un modello analogo di questo tipo è quello dell’elezione del Sindaco nelle elezioni comunali che rappresenta un soggetto eletto dal popolo.
Presunti pregi del Presidenzialismo: organizzazione di governo che dovrà prevedere due poteri con una legittimazione elettorale in elezioni diverse con netta divisione tra Parlamento e Presidente ove nessuno dei due può interferire con l’altro. Il Parlamento non può destituire il Presidente il quale a sua volta non può sciogliere le Camere.
Difetti del Presidenzialismo: tra gli svantaggi elencati dai costituzionalisti al primo posto è segnalata l’instabilità politica (infatti negli ultimi decenni si è verificato il fenomeno del “governo diviso”, per cui il presidente deve convivere con una maggioranza della Opposizione, da qui le tensioni e i colpi di Stato che si sono verificati soprattutto nei Paesi dell’America Latina). Altro svantaggio è la mancanza di pluralismo e di rappresentatività popolare. È storia però che il rendimento della forma di governo presidenziale è stato piuttosto negativo nei paesi in via di sviluppo, ad eccezione degli Stati Uniti d’America, che rappresentano la realizzazione più fedele del modello teorico presidenziale ma non riproducibile in altri Paesi. Mettere mano al Presidenzialismo in Italia comunque non potrà prescindere dal dover rivedere l’attuale legge elettorale. Ho una istintiva riluttanza a che si cambi la nostra Costituzione. Lo stravolgimento della Carta costituzionale è stato ripetutamente bocciato dai cittadini. E lo stesso modello francese (creato peraltro da una situazione traumatica e irripetibile come la Guerra d’Algeria e ritagliato su misura per il generale De Gaulle) è un’eccezione in un panorama europeo dominato dalle repubbliche parlamentari come la nostra, con il Capo dello Stato, garante dell’unità nazionale e, quasi sempre, sottratto alla polemica politica.
I modelli parlamentaristi e proporzionalisti, con tutti i loro limiti e difetti, si fanno ancora preferire. In società sempre più liquide e atomizzate, è sempre più forte la tendenza a non riconoscere la legittimità della vittoria dell’avversario. Le folle eversive di Capitol Hill e di Brasilia sono il frutto di società irriflessive, in cui manca la logica del pluralismo, della collettività, di ciò che è meglio per Tutti. Unità di fondo, senza le quali nessun Paese e nessuna democrazia può sopravvivere. Il presidenzialismo, sistema maggioritario assoluto, nelle sue derive muscolari, sembra la perfetta trasposizione di questo clima. In questa logica leggerei una democrazia in affanno e non garantista.