Uno spiraglio sul rinnovo del contratto di lavoro che possa “dissipare la rabbia”. Il primo faccia a faccia tra Governo e medici si carica di aspettative per la salvezza del Sistema sanitario nazionale. Per il cittadino c’è motivo di incrociare le dita in segno di auspicio se il 25 gennaio a Palazzo Chigi, il ministro della salute Orazio Schillaci e la ventina di Organizzazioni di categoria dei dirigenti Medici, Veterinari e Sanitari, troveranno una via di uscita alla grande crisi che sta scardinando il Sistema sanitario nazionale.
Contratto il primo passo
Il primo passo sarà il rinnovo del contratto di lavoro dei medici scaduto da 4 anni. “Apprendiamo positivamente dal Presidente dell’Agenzia per la rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni (Aran) Antonio Naddeo”, sottolinea l’Intersindacale della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria, “che sarebbe prossima l’apertura del negoziato per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro, 2019/2021 dei Dirigenti medici, veterinari e sanitari”. La strada della trattativa appare ora possibile.
“Le Organizzazioni sindacali”, sottolineano in una nota, “sono pronte, affinchè i medici e i sanitari dipendenti del Ssn, che continuano con il loro lavoro a sorreggere la Sanità Pubblica con un contratto scaduto ormai da 4 anni e stipendi falcidiati dall’inflazione, possano finalmente vedere un adeguamento non solo economico di una professione che si avvia lentamente alla destrutturazione”.
Fiducia nel ministro Schillaci
Come segno di buona volontà la Intersindacale ricorda gli impegni annunciati dal Governo.
“Auspichiamo pertanto che il Ministro della salute Orazio Schillaci riesca, come promesso, a presentare l’atto d’indirizzo in Consiglio dei Ministri, prima dell’incontro con l’Intersindacale di categoria programmato per il 25 gennaio presso il Ministero della Salute, e che Governo e Regioni diano finalmente il via al rinnovo contrattuale in tempi brevissimi, al fine di non danneggiare ulteriormente e definitivamente l’attrattività del lavoro negli ospedali”, chiedono i medici che credono nel cambio di rotta. “La demolizione della Sanità Pubblica è vicina. Occorre fermarla. Il contratto è il primo passo”.
Le troppe incomprensioni
Le tensioni tra medici e Governo hanno avuto il picco nella manifestazione nazionale tenuta a Roma il 15 dicembre, con le proteste contro le misure contenute nella manovra economica 2023 approvata in Parlamento. “Una cornucopia di 35 miliardi che riserva solo briciole alla sanità pubblica e al suo personale, segnale della cecità del Governo di fronte al baratro in cui il Ssn sta precipitando”, accusano le Organizzazioni sindacali che contestano in todo la Finanziaria accusando l’Esecutivo di dare priorità alle “mille bandierine elettorali”, e di tralasciare la sanità pubblica “ma”, polemizzano i medici, “evidentemente la qualità e la sicurezza delle cure non conta”.
Le voci della insoddisfazione
“Noi siamo arrabbiati perché non riusciamo più a fare il nostro lavoro”, spiega Andrea Filippi, Segretario Cgil Medici, “Noi siamo medici del Servizio sanitario nazionale, il nostro lavoro è salvare la vita alle persone e garantire la salute delle persone e non ci riusciamo più”. La fuga dal Sistema sanitario nazionale riguarda anche i medici veterinari: in 800 negli ultimi anni hanno abbandonato il pubblico. “C’è stata una progressiva spoliazione del Servizio sanitario nazionale e anche oggi non possiamo sentirci particolarmente tranquilli”, spiega Aldo Grasselli, Segretario Sivemp, “Nessun ospedale, nessuna regione garantisce effettivamente i Lea che spesso vengono affidati ai privati convenzionati”. “È una vecchia storia che si trascina da oltre dieci anni. Una storia di tagli, di riduzione dei posti letto”, attacca ancora Guido Quici, Presidente Federazione Cimo – Fesmed, “Una storia di meno medici e di una sanità sempre più povera che ci porta inevitabilmente verso una sanità privata”
Garantire la salute
“Solidarietà di tutta la professione medica e odontoiatrica”, racconta il presidente FNOMCeO Filippo Anelli, “Oggi la finanziaria alloca 4 miliardi in più sul Fondo sanitario più circa 15 miliardi del Piano nazionale di ripresa eppure non c’è una risorsa per il personale sanitario. Se non vengono valorizzati i professionisti è difficile che questo Sistema sanitario nazionale possa garantire a tutti il diritto alla salute”.
Le promesse del Governo
Le indicazioni di una intesa passano come ricorda il ministro Schillaci su più fronti. La prima mossa è “rendere più attrattivo il Servizio sanitario nazionale e contrastare il problema della carenza di personale”, con l’impegno di “migliorare la presa in carico e l’assistenza dei cittadini”, è un “obiettivo che a livello nazionale richiede interventi su vari fronti”. Una sfida resa ancora più grande dal fatto che “abbiamo ereditato una situazione difficile”, ricorda il ministro della Salute, “a causa dei tagli pesanti alla spesa sanitaria e delle scelte sbagliate del passato, quando la sanità era considerata la cenerentola del bilancio statale”.