mercoledì, 9 Ottobre, 2024
Economia

Fisco pigliatutto: 568mld, 57 in più. In venti anni entrate salite del 52%

Dati della Cgia di Mestre. Flop extraprofitti, recuperati solo 2.7mld rispetto ai 10 previsti

L’anno appena trascorso segna un record per il fisco, nel 2022 il gettito ha segnato un record per lo Stato che ha incassato 568,4 miliardi. In totale 57 miliardi in più – la cifra inoltre è destinata ad aumentare con i versamenti di dicembre -. I 568,4 miliardi sono esattamente il 52,2% in più rispetto a 20 anni fa. La corsa del fisco però si è arenata solo davanti agli extra profitti che il Governo Draghi e (ora ci riproverà quello Meloni) pretendeva di recuperare dalle grandi imprese che secondo i sindacati in questi mesi di caro energia hanno realizzato utili “a palate”.

Imprese, extra profitti? No grazie

Stando alle previsioni l’erario nel 2022 doveva incassare con le tasse sugli extra profitti complessivamente 10,5 miliardi di euro. “Dopo il saldo del 30 novembre scorso, invece”, puntualizza la società di analisi socio economiche, Cgia di Mestre, “nelle casse dello Stato sono arrivati solo 2,7 miliardi di euro. Pertanto, tra i 57 incassati provvisoriamente in più quest’anno mancano sicuramente all’appello altri 7,8 miliardi di euro”. Sull’ammontare degli extra profitti tassati i sindacati avevano fatto il pensiero di utilizzarla a sostegno delle riforme della previdenza e del lavoro. I soldi però non ci sono mentre Cgil, Cisl e Uil ribadisco la necessità di puntare il dito sulle imprese che generano extra profitti dalla vendita dell’energia.

Il ricco fine anno del fisco

Nei calcoli fatti dalla Cgia ci sono le ragioni dell’aumento del gettito fiscale e le motivazioni del boom di versamenti. “Nei primi 10 mesi di quest’anno il fisco, infatti, ha incassato 57 miliardi di euro in più rispetto allo stesso periodo del 2021”, riferisce l’Ufficio studi, una cifra che la società definisce “spaventosa”, “che”, aggiunge la Cgia, “certamente, è destinata ad aumentare. Con le scadenze fiscali di novembre e di dicembre, infatti, è molto probabile che le maggiori entrate tributarie e contributive riferite al 2022 saliranno ancora di parecchi miliardi”.

Gettito senza nuove tasse

C’è, tuttavia, da fare una puntualizzazione ossia che l’extragettito, comunque, non è il frutto di un inasprimento fiscale, ma della combinazione di tre aspetti congiunturali distinti.
“Il primo da un forte aumento dell’inflazione”, commenta la Cgia, “che ha fatto salire le imposte indirette; il secondo dal miglioramento economico e occupazionale avvenuto nella prima parte dell’anno, che ha favorito la crescita delle imposte dirette e il terzo dall’introduzione nel biennio 2020-2021 di molte proroghe e sospensioni dei versamenti tributari, agevolazioni che sono state cancellate per il 2022”. “Oltre a queste tre specificità, va considerato”, prosegue la società di analisi socio economiche, “che a partire da marzo di quest’anno le famiglie italiane percepiscono l’assegno unico, misura che ha sostituito le ‘vecchie’ detrazioni per i figli a carico”. “Questa novità (a parità di condizioni) ha delle evidenti implicazioni sul calcolo della pressione fiscale”, osserva l’Ufficio studi, “Se le detrazioni riducevano l’Irpef da versare al fisco, la loro abolizione ha incrementato il gettito fiscale complessivo annuo di circa 8,2 miliardi di euro. Ricordiamo che, ora, le risorse per erogare l’assegno unico vengono contabilizzate nel bilancio statale come uscite”.

Gli 8 miliardi che mancano

Come sottolineato al fisco manca gli introiti della tassa sugli extraprofitti applicata alle imprese energetiche dal Governo Draghi, “Nel 2022 l’erario doveva incassare complessivamente 10,5 miliardi di euro”, ricorda la società mestrina, “ma in realtà sono arrivati appena 2,7 miliardi”. Un flop imprevisto. Ad indagare sulle motivazioni è la Corte dei conti.

I 5 punti del flop

I giudici contabili hanno cercato di individuare le ragioni di questo flop, segnalando 5 criticità. La prima è l’identificazione dei soggetti a cui si applica il contributo; la seconda, le modalità di determinazione della base imponibile; terzo punto del flop i possibili problemi di costituzionalità del tributo (al riguardo viene richiamata la sentenza n. 10 dell’11 febbraio 2015 avente oggetto la cosiddetta Robin Hood Tax); quarto punto l’indeducibilità del tributo; infine il quinto punto è la possibile traslazione del contributo sul consumatore finale.

Fisco più veloce del Pil

“Nel 2022 gettito record da 568,4 miliardi: +52,2% rispetto a 20 anni fa”, segnala l’Ufficio studi della Cgia, “Secondo gli ultimi dati presentati nella Nota di aggiornamento 2022 (versione rivista e integrata) del 4 novembre scorso, quest’anno il gettito tributario dovrebbe toccare la soglia record di 568,4 miliardi di euro. Come abbiamo riportato”, prosegue l’analisi Cgia, “questo risultato non è ascrivibile ad un incremento del prelievo fiscale sui contribuenti, ma dall’interazione di una serie di aspetti congiunturali emersi quest’anno”. C’è un dato che dimostra la corsa del fisco in Italia. “Va sottolineato che, rispetto a 20 anni fa”, puntualizza la società mestrina, “la crescita del gettito tributario è stata del 52,2 per cento; sempre nello stesso periodo, invece, il Pil è salito del 41 per cento e l’inflazione del 42,8 per cento. Dei 568,4 miliardi che l’erario incasserà quest’anno, ammonta a 279,1 miliardi la dimensione economica delle imposte indirette (Iva, imposta di registro, etc.), a 284,4 miliardi le imposte”.

Meno spesa meno tasse

Gli analisti dell’Ufficio studi della Cgia non hanno dubbi: la vera sfida è far funzionare meglio e con costi inferiori la macchina pubblica. “Se, infatti, fossimo in grado con un colpo di bacchetta magica di eliminare una buona parte degli sprechi e degli sperperi che si annida all’interno della nostra Pubblica Amministrazione probabilmente la spesa pubblica italiana costerebbe molto meno”, evidenzia l’Ufficio studi della Cgia, “e, conseguentemente, il livello della pressione tributaria sarebbe più contenuto, avvantaggiando proprio coloro che le tasse le versano tutte, fino all’ultimo centesimo”.

I debiti dello Stato

“Segnaliamo che il costo annuo sostenuto dalle imprese per la gestione burocratica dei rapporti con la PA è pari a 57 miliardi di euro all’anno”, ricordano gli analisti, “I debiti commerciali che lo Stato e le sue articolazioni periferiche hanno nei confronti dei propri fornitori (in particolar modo Pmi) ammontano a 55,6 miliardi di euro”. A questa situazione inefficienza si aggiungono altre carenze decennali.
“Senza contare la malagiustizia, il deficit infrastrutturale e l’arretratezza del nostro trasporto pubblico locale. Insomma”, conclude la Cgia, “se riusciremo ad ammodernare la macchina pubblica, i cittadini e le imprese riceveranno servizi migliori a minor costo e chi ci governa potrà contare su un numero di risorse maggiori per tagliare le tasse”.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Fisco: Mef, nei primi 7 mesi 2020 entrate -8,3%

Redazione

Onu. Biden: sostenere l’Ucraina. Zelensky: genocidio di bimbi

Antonio Gesualdi

Commercialisti, “Quale sarà il futuro del turismo made in Italy?”

Redazione

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.