Greta Thunberg e Nadia Toffa. Sono loro, a nostro avviso, le icone dell’anno che si sta per chiudere.
L’ormai prossima diciassettenne (festeggia il compleanno il 3 gennaio) è ormai diventata il personaggio simbolo dell’impegno in campo ambientale.
Come non ricordare il discorso all’Onu in cui attacca i potenti della terra per la loro indifferenza, adoperando durissime parole di biasimo: “Le persone stanno morendo. Interi ecosistemi stanno crollando. Siamo all’inizio di un’estinzione di massa. E tutto ciò di cui riuscite a parlare sono i soldi e le favole della crescita economica infinita. Come osate!”.
L’ex conduttrice della trasmissione “Le Iene”, prematuramente scomparsa, ha lasciato il segno per la sensibilità con cui ha condotto inchieste delicatissime che l’hanno portata a schierarsi dalla parte delle vittime di ingiustizie e soprusi, andando ben oltre il suo ruolo televisivo.
La folla in lacrime ai suoi funerali e il successo del libro – testamento dimostrano quanto l’opinione pubblica italiana abbia apprezzato questa determinazione a sostegno dei piccoli ammalati di Taranto e degli abitanti della Terra dei fuochi.
Greta e Nadia, ognuna a suo modo, rappresentano la voglia dei giovani di mettersi in gioco per cambiare le cose. È un segnale importante, da non sottovalutare. Specie se si considera il contesto politico in cui ci muoviamo.
Il populismo, la spettacolarizzazione e la corruzione dilagante hanno generato un vuoto politico che non è stato ancora colmato.
Dall’altra parte della barricata ci sono gli attuali protagonisti della vita pubblica, “l’un contro l’altro armati”, in una sorta di campagna elettorale permanente, il cui l’unico obiettivo è quello di aumentare il consenso, facendo leva anche sui meccanismi perversi della Rete.
Greta e Nadia hanno evitato polemiche inutili e strumentali, puntando a fare l’unica cosa giusta in casi del genere, vale a dire proporre un modello di società più equo e giusto, partendo dall’emergenza ambientale.
Come ha rilevato Papa Francesco nella Enciclica “Laudato si’ sulla cura della casa comune”, non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura”.
Il nostro auspicio è che nel 2020 siano sempre più persone ad acquisire questa consapevolezza e a decidere di mettersi in gioco in prima persona.
Abbiamo bisogno di una nuova classe politica. Che vada oltre gli slogan e sia capace di trovare soluzioni adeguate alle emergenze che ci affliggono. Da questo punto di vista il dinamismo dei giovani ci fa ben sperare per il futuro.