martedì, 17 Dicembre, 2024
Esteri

Efferate crudeltà del regime di Teheran

Gli Ayatollah  credono di essere loro il Dio in terra. Adesso minacciano la stampa internazionale di dure ripercussioni per i giornalisti che argomentano contro il regime, come se tutte le terre emerse sul globo terrestre avessero l’obbligo, quasi religioso e certamente tirannico di asservirsi alla propaganda di regime. Nota ormai la risposta indignata del nostro Ministro degli Esteri a tale assurda minaccia, si è fatta sentire anche la Premier Giorgia Meloni, che nella conferenza stampa di fine anno di ieri ha dichiarato: ”Quello che sta accadendo in Iran per noi è inaccettabile e non intendiamo tollerarlo oltre. Abbiamo sempre avuto un approccio dialogante ma, se queste repressioni non dovessero cessare e non si dovesse tornare indietro l’atteggiamento dell’Italia dovrà cambiare, con quale provvedimento dovrà essere oggetto di una interlocuzione a livello ineternazionale”.

Alla fine di questo 2022, visto il sempre crescente livello di orrore con cui il regime ha deciso di “onorare” i valori umani, prima che religiosi, che ci fermiamo a ripassare durante le festività natalizie, ci corre l’obbligo di contare l’orrore perpetrato.

Abbiamo raggiunto un nostro contatto a Teheran che ci ha spiegato cosa sta realmente accadendo in città in questi giorni che dovrebbero rappresentare una celebrazione di pietà condivisa da ogni religione.
Solo il demonio è contro la clemenza, non l’Islam, che non è in alcun modo rappresentato da quest’orda di demoni vomitati dall’inferno col compito infero di cancellare ogni religiosità terrena per istituire lo stato del demonio. Esagero? Non esagero. È di questi giorni l’ordine, dato durante la riunione del Consiglio supremo, di uno dei Ministri del male, Gholamhossein Mohseni Ajaei, capo della magistratura iraniana, di non perdere tempo e eseguire le condanne a morte “al più presto e senza indugio”.

In questi giorni ci sono rastrellamenti dentro le università per rintracciare qualsiasi sospetto di dissenso, mentre sono salite ad oltre 500 le persone uccise dall’inizio della rivoluzione, tra cui 69 bambini.

18.000 persone sono in carcere per protesta contro il regime, tra cui molti giornalisti, come conferma l’agenzia stampa per i diritti umani Hrana.

In città l’atteggiamento dei pasdaran, i guardiani della rivoluzione, è violento e provocatorio, con speronamenti dei cittadini comuni, rottura dei vetri delle vetture, volti a rintracciare e perseguire le espressioni facciali di dissidenza, per bere altro sangue con un alibi creato apposta.

Teheran sta diventando sempre più invivibile anche a causa della situazione economica, che vede un crollo verticale della moneta, che od oggi a perso un terzo del suo valore, della situazione climatica, a causa di un’aria resa irrespirabile dalla coltre inquinata dei gas di combustione di una benzina scadente, a cui il freddo non permette l’evaporazione nell’atmosfera. Così l’odore della polvere da sparo, del sangue, della benzina e del terrore si mescolano riempiendo le narici dei fiori del male degli Ayatollah. Intanto, nella città di Ardaq, nell’Iran centrale ancora un altro ragazzo di 17 anni, Mehrdad Malek, è stato ucciso dalla polizia iraniana nel corso di un inseguimento in auto con il giovane che stava rientrando a casa con un suo amico.

Mohammad Qobadlou, condannato a morte in prigione, nonostante una diagnosi di bipolarismo, è stato condannato a morte.

Leila Hosseinzadeh, anche lei in carcere, con una condizione di salute in pericolo, ha visto rifiutata la richiesta di ricovero in ospedale di medici dal regime e per questo ha iniziato uno sciopero dei farmaci.

Hadi Chupan culturista iraniano, ha dedicato la sua medaglia alle donne iraniane ed è stato accolto da moltissimi manifestanti con bandiere della rivoluzione al suo rientro in Iran all’aeroporto, di Shiraz. La notizia sta rimbalzando su tutti i social ed è tra le più cliccate dalla popolazione. Si teme invece per la sorte di Taraneh Alidoosti attrice incarcerata per il suo sostegno alle proteste, perché potrebbe rappresentare il capro espiatorio esemplare del regime per intimorire tutte le donne dando chiaro esempio della non influenzabilità di regime circa i suoi propositi di annientamento del dissenso.

Eppure le forze in campo, sempre più assolute, continuano a essere duplici: se da un lato preme il terrore, dall’altro, come informa la BBC Persia, il coraggio è l’ultima forma di vita che un popolo, costretto all’erosione dell’identità, sperimenta per esistere. Esempio tangibile ne è Leyli Rashidi attrice che pubblica per la seconda volta la foto senza veli a sostegno della sua collega in mano ai carcerieri. Il bilancio di questo fine d’anno non può che condurmi a credere al coraggio degli uomini e alla sete di sangue dei demoni. Io brindo all’umanità. Anzi no, brinderò quando questa vergogna dell’umanità finirà. Solo allora Dio rinascerà.

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Redazione

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