Si concentrano i giorni e le ore dello shopping natalizio. La consueta corsa che rincuora i cittadini almeno quelli che possono spendere e anche i commercianti che possono avere una occasione per riequilibrare i conti dopo due anni difficili.
“Inflazione e bollette pesano, ma per i doni si spenderanno 197 euro a persona, libri e moda i regali più cercati”, scrive la Confesercenti, “il 19% aspetterà la Vigilia per terminare gli acquisti. Ancora debole l’effetto dell’intervento sui fringe benefits”. Una corsa all’ultimo minuto che vedrà protagonista la rete dei punti vendita fisici. È quanto emerge da un sondaggio condotto per Confesercenti da Ipsos su un campione nazionale di consumatori.
Quando e dove si compra
I ritardatari che ancora devono ultimare i regali concentreranno il loro shopping nelle giornate di oggi (41%) e di domani (40%) ma c’è anche un 19% che aspetterà fino all’ultimo momento utile del giorno della Vigilia, sabato 24 dicembre. “Con margini così ristretti, i negozi battono in volata l’online, frenato dai tempi di consegna: l’89% dei consumatori farà almeno un acquisto presso un punto vendita fisico, contro il 59 % che sceglierà anche il web”, evidenzia a Confederazione, “Una buona notizia per le circa 600mila imprese, piccole e grandi, della rete commerciale italiana, che resteranno aperte fino alla sera della Vigilia per agevolare gli acquisti”.
La spesa media
Per i regali del Natale 2022, emerge dal sondaggio, si spenderanno in tutto 197 euro a persona, un budget minore di 39 euro rispetto a quello allocato lo scorso anno. “A pesare incertezza e riduzione del potere d’acquisto, che frenano gli acquisti di una larga parte della popolazione: a fronte di un 39% di italiani che dichiara l’intenzione di mantenere stabile la spesa”, fa presente la Confesercenti, “quasi la metà – il 47%, ma si arriva al 54% nelle regioni del Centro – annuncia che ritoccherà al ribasso il budget previsto per i doni rispetto allo scorso anno. Solo il 14% pianifica di spendere di più.
L’effetto di bollette e inflazione. Un calo tutto sommato contenuto e purtroppo comunque atteso, vista la pressione esercitata sui bilanci delle famiglie dalla corsa dei prezzi e dal boom delle bollette e dei conti da saldare, che quest’anno assorbirà un terzo circa delle tredicesime, per un valore di circa 15 miliardi di euro, 5 miliardi in più rispetto allo scorso anno”.
I regali più cercati
Libri e prodotti di moda sono ancora una volta i doni più ambiti. Nella top ten delle intenzioni di acquisto per un regalo, spiccano infatti i capi d’abbigliamento (44% delle indicazioni), seguiti da libri (40%), prodotti di profumeria (39%), giochi e giocattoli (38%), regali gastronomici (31%), accessori di moda (30%), prodotti tecnologici (25%), arredamento e prodotti per la casa, vini ed elettrodomestici e piccoli elettrodomestici (tutti al 21% di indicazioni). “Due su dieci”, rivela la Confederazione, “regaleranno invece un prodotto di gioielleria. Una quota simile a quanti scelgono calzature (19%) e videogiochi (18%), mentre il 7% dei Babbo Natale italiani metterà sotto l’albero un viaggio o una vacanza”.
Fringe benefits al ribasso
In pochi, però, potranno contare per i regali sui fringe benefits dall’impresa presso cui lavorano. “L’intervento di detassazione non sembra avere avuto ancora un impatto significativo”, calcola la Confesercenti, “a fronte di un 11% che segnala di aver ricevuto un benefit di valore maggiore dello scorso anno, si registra una quota uguale di intervistati che dichiara di aver visto ridursi la somma erogata”.
Comprare “sotto casa”
“Inflazione e caro-bollette rendono il Natale un po’ meno sereno, ma gli italiani non rinunciano alla tradizione dei regali”, commenta la Presidente nazionale di Confesercenti Patrizia De Luise. “Un segnale positivo in particolare per la rete dei negozi italiani di vicinato: tanti vogliono comprare ‘sotto casa’, confermando l’utilità e il ruolo di servizio delle tante piccole imprese del commercio italiano. Imprese che hanno vissuto un autunno difficile, condizionato dall’aumento dei costi e dal rallentamento della spesa delle famiglie. Deludente, per ora, l’impatto dell’intervento sui fringe benefits: la sola detassazione non ha portato allo sperato incremento delle somme. Serve una vera semplificazione della norma, con la possibilità di erogare i benefits direttamente in busta paga. E, in generale, servono interventi mirati al sostegno dei consumi e dei negozi: il taglio del cuneo fiscale è un primo passo nella giusta direzione, ma serve una riduzione più sostanziale per avere un effetto sui consumi”.