lunedì, 25 Novembre, 2024
Esteri

La macchina del tempo di Putin

La Russia è stata trasformata dal putinismo in una grande caserma/prigione. È come se, attraverso una macchina del tempo, fosse ripiombata nel passato.

Bastano alcuni semplici esempi per capire come ciò sia tristemente vero. Il commissario militare della città di Dmitrov si è lasciato sfuggire che la coscrizione primaverile-2023 sarà strutturata per durare un anno e mezzo e quella autunnale addirittura per due. Si scopre così che ci sono piani in Russia per cancellare l’unico punto della precedente riforma militare che era stato attuato: il servizio di leva di un anno.

Nel frattempo, si sta cercando il nome da dare ad un’organizzazione per bambini che sarà la reincarnazione dei pionieri di sovietica memoria.

Putin, con il sostegno delle élite si sta muovendo verso la cosiddetta “sovranità tecnologica”, che – a dispetto del nome – comporterà per la Russia un inevitabile ritardo tecnologico. La disoccupazione in una situazione del genere non rappresenterà più un problema per la Russia, in quanto il lavoratore e l’agricoltore collettivo torneranno presto di moda.

Putin chiede un tasso di natalità a livello delle società patriarcali, ma gli indicatori demografici grazie alla sua “operazione speciale” sono in calo: il 2022 sarà il primo anno – negli ultimi decenni – in cui la Russia registrerà un saldo demografico negativo. Anche qui Putin è riuscito a raggiungere obiettivi diametralmente opposti a quelli previsti.

Il Cremlino non ha argomenti per continuare a giustificare ciò che sta facendo in Ucraina. Al contempo, non ci sono abbastanza notizie “positive” per ridurre l’ansia e la stanchezza della popolazione russa. Ai propagandisti di Mosca non resta altra possibilità se non quella di creare – attraverso un collaudato laboratorio delle menzogne – le notizie positive da propagandare. Ecco che le statistiche economiche vengono manipolate o nascoste. A fronte delle sconfitte registrate in Ucraina sul campo di battaglia, Putin reprime la propria popolazione attraverso leggi speciali e l’uso distorto della magistratura e delle forze dell’ordine. Chiude il Paese, deteriorando lo standard e la qualità della vita dei russi e del capitale umano. Con l’aiuto della televisione e del sistema educativo inculca l’ideologia del putinismo anche nelle nuove generazioni, ipotecando così il futuro della Russia.

Purtroppo, la sindrome di Stoccolma si fa strada nel popolo russo: “Il nostro presidente ha deciso di fare la guerra al mondo intero, ma cos’altro avrebbe potuto fare lui, poveretto …”.

Putin dice di essersi ispirato per la sua “operazione speciale” alla Grande Guerra Patriottica. Tuttavia, le sue azioni, rappresentano la continuazione di qualcos’altro: il blocco di Berlino Ovest nel 1948; la soppressione dell’insurrezione di Berlino nel giugno 1953; l’invasione dell’Ungheria nel 1956 e della Cecoslovacchia nel 1968; la guerra in Afghanistan; la guerra in Cecenia; la campagna georgiana del 2008, l’annessione della Crimea e i combattimenti nel Donbass nel 2014.

La componente di potere delle autorità sovietiche e post-sovietiche non ha mai smesso di combattere. Per loro l’America e l’Occidente sono l’eterno nemico. Le persone che si sforzano di vivere normalmente e felicemente in Russia altro non sono che “traditori” ed “agenti stranieri”.

Con gli ultimi accadimenti, Putin ha dimostrato a tutti che il suo disegno politico è un falso mito, un’entità immaginaria. La sua insensibilità al dolore di qualcun altro, l’assoluta indifferenza e la mancanza di attenzione persino per la sopravvivenza del proprio popolo hanno lasciato l’intera comunità internazionale attonita.

Il Cremlino continua a speculare sull’oppressione della cultura russa, ma è evidente a tutti che questo era solo un pretesto. Lo dimostrano le rovine del teatro di Mariupol, dove prima del conflitto venivano messi in scena spettacoli basati sulle opere dei classici russi e sovietici, tratti da Puskin, Tolstoj e Gogol. Di tutte le lezioni di Stolypin, Putin ha imparato solo il mantra “Abbiamo bisogno di una grande Russia”.

La storia e la politica russe sono fortemente personificate e questo è il vero problema.

La cosa peggiore del disastro in atto è che ancora non se ne riesce a prevedere la fine. L’inizio di questa tragedia però dovrebbe essere chiaro. Non, come pensano alcuni, lo scorso 24 febbraio del 2022, ma nell’agosto del 1999, quando un modesto funzionario – con un passato nel KGB – è diventato primo ministro ad interim.

Erich Fromm scriveva nel 1941: “L’uomo moderno è ancora preso dall’ansia ed è tentato di cedere la sua libertà a dittatori di ogni tipo, o di perderla, trasformandosi in un piccolo ingranaggio in una macchina: non un uomo libero, ma un automa ben nutrito e ben vestito”.

Al contrario, il dubbio implica riflessioni e porta a sbarazzarsi dell’indifferenza e della negazione della propria responsabilità. Non più un uomo rassegnato a pensare “La leadership sa cosa è meglio fare” o “Sono una persona piccola, nulla dipende da me”.

È possibile togliere un uomo da una guarnigione, ma è più difficile togliere una guarnigione da un uomo. La crisi antropologica della Russia continua.

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