mercoledì, 15 Gennaio, 2025
Economia

Via l’App18. Pensioni minime sotto i 600 euro. Cgil-Uil, scioperi confermati. Da Berlino tegola Mes

La parola chiave del ribollire della Manovra finanziaria è “tempo”. Dal “bisogna fare velocemente”, sollecitato dal premier Giorgia Meloni; al leader del Terzo Polo, Calenda che invoca: “È ora che la Meloni si fermi un secondo per capire cosa sta facendo”. Sulle “emergenze” irrisolte invece avanzano rutilanti gli scioperi regionali indetti dai sindacati, dal 12 al 16 dicembre. Da registrare inoltre un “addio” all’App 18, il bonus 18enni di 500 euro per teatri, cinema, spettacoli dal vivo, libri. Il tutto di corsa verso l’imbuto a “tappe forzate” per l’approvazione del 31 dicembre.

Emendamenti, tensioni e rinvii

Ieri il presidente del Consiglio (con l’influenza) ha dato l’ok alla cabina di regia tra i partiti di maggioranza. Obiettivo sciogliere i nodi che sono materia di distinguo tra gli alleati di Centrodestra, come nel caso delle pensioni minime a 600 euro. Proposta rivendicata da Forza Italia (per il leader di FI, Berlusconi la soglia minima doveva essere di 1000 euro) ma ora anche le 600 euro sono state bocciate – l’assegno minimo sarà di 572 euro – per mancanza di risorse sufficienti. A spegnere gli entusiasmi il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, il quale ha ammesso che “non ci sono novità” perché “purtroppo non ci sono le risorse”. L’esponente della Lega ha comunque detto che se ne riparlerà tra un anno. “Faremo incontri con le parti sociali per arrivare a una riforma totale, complessiva e unica dal 2024”, avverte Durigon.

App 18, addio tra polemiche

Ieri il tam tam della polemica è risuonato forte. Tutta colpa della cancellazione di “App 18”, il bonus 18enni per teatri, cinema, spettacoli dal vivo, libri, abbonamenti a quotidiani e periodici, musei, concerti e mostre. Un emendamento della maggioranza (FdI, Lega e FI) ha abrogato la misura ridestinando le risorse – pari 230 milioni di euro annui a decorrere dal 2022 – a finalità di sostegno del mondo dello spettacolo e della cultura, per gli operatori dell’editoria e delle librerie. Appena battuta dalle agenzia la notizia della “possibile” cancellazione del bonus ha scatenato accuse e polemiche da parte dell’opposizione. “Cancellarla oggi sarebbe una follia. Chiedo alla Premier Meloni di bloccare questo autogol”, scrive Maria Elena Boschi, deputata di Azione – Italia Viva – Renew Europe. Italia Viva si dice pronta a lanciare una petizione per spazzare l’emendamento. Il Movimento 5S parla di “danno enorme”, e sottolineano deputati e senatori grillini che “gli operatori del settore contano su quegli introiti”. Contrario il PD con lex segretario Nicola Zingaretti: “La destra vuole cancellare la 18app. Ormai contro le ragazze e i ragazzi è una persecuzione. Quella delle destre non è l’Italia del merito ma dei privilegiati”.

Pensioni, salari e scioperi

Sull’intera Manovra ci sono i paletti e le risorse limitate autorizzate dal Tesoro. Pochissimo per un intervento ampio sulle pensioni, quindi il conto alla rovescia per gli scioperi regionali non si arresterà. Il premier ha provato con la carta del “buonsenso”, “se mettessimo in fila tutte le richieste non ci sarebbero le risorse per fare tutto”. Osservazione che non è piaciuta ai sindacati che rincarano la dose delle critiche. “Nella manovra non c’è risposta all’emergenza dei salari e delle pensioni” dice il segretario della Uil Bombardieri, “Le risposte del governo hanno confermato profonde distanze sul fisco e sulla precarietà”, ribadisce il leader della Cgil, Landini. Fari puntati sugli scioperi regionali dal 12 al 16 dicembre. “La mobilitazione va avanti”, sottolinea Landini. “Sono scioperi generali regionali perché è il momento di coinvolgere i lavoratori ma anche gli enti locali per respingere i tagli sulla scuola e sulla sanità”. La Cisl, invece, contraria agli scioperi vede spiragli, il segretario Luigi Sbarra constata una grande disponibilità del Governo” anche “ad attivare subito tavoli tematici”, e ricorda che “il 19 gennaio partirà il confronto politico sul sistema della previdenza e delle pensioni”. Per uscire dall’angolo delle critiche il Governo, superato lo scoglio della Finanziaria, punta su Gennaio. Con il nuovo anno sarà possibile coinvolgere le Associazioni di categoria e parti sociali per un tavolo su politica industriale, aiuti e imprese”. Il ministro dell’economia, Giorgetti promette un confronto su come rafforzare la tassazione sugli extra profitti. Argomento che piace ai sindacati.

Calcio, Scudo penale? No grazie

Il cantiere Manovra ha molte sfaccettature. Alle sortite e liti su Pos e contante, si aggiungono altre inaspettate questioni. È il caso dei debiti delle società di calcio e di “un possibile scudo penale”, ipotesi che il premier Meloni sbarazza come “insostenibile”. Il presidente del Consiglio, stando alle indiscrezioni, ha legato la situazione di alcune società calcistiche più a questioni di “malagestione che altro”. Anche il ministro Giorgetti è dello stesso avviso, sottolinea, che non ci saranno norme ad hoc per le società sportive, e ribadisce: “sul fronte dei debiti ci saranno regole per tutte le aziende”.

Sull’Italia la tegola del Mes

Le schermaglie parlamentari sulla finanziaria proseguiranno come da copione. Sull’Italia invece ieri è arrivata dalla Germania la decisione della Corte costituzionale federale che ha bocciato il ricorso fatto contro la modifica del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità, il Fondo Salva-Stati. In pratica se prima Germania e Italia contestavano la riforma del Mes, – trasferimento di poteri sovrani al Mes o all’Unione europea – ora è rimasta sola l’Italia a dire no al Meccanismo di stabilità così come è disciplinato. Il compito del Mes è infatti fornire assistenza finanziaria ai Paesi dell’area euro che attraversano (o rischiano) gravi problemi di finanziamento. L’Italia in altri versi non accetta – ma il Governo dovrà rivedere la sua posizione e allinearla agli altri Paesi – che gli aiuti siano concessi solo se c’è la necessità di salvaguardare la stabilità finanziaria dell’intera area euro e dei membri del Mes stesso. Le risorse complessive del Meccanismo toccano i 700 miliardi di euro. Il punto della discordia su cui l’Italia sarà destinata a cedere, e il fatto che gli aiuti e prestiti economici non vengono concessi senza condizione. Chi chiede risorse aggiuntive deve sottoscrivere una lettera di intenti o un protocollo d’intesa che viene negoziato dal Paese interessato e dalla Commissione Europea a nome del Mes. In parole povere stop a fondi a pioggia, prestiti non legati a progetti di risanamento finanziario, con tempi e indicazioni precise.

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