domenica, 17 Novembre, 2024
Società

Cambiare i manovratori della burocrazia

Per un governo che si è presentato come alternativa a quella che Marcello Veneziani ha definito “La cappa”, che sta ancora controllando i centri decisionali dello Stato, della cultura, della finanza, della grande informazione, televisioni comprese, non applicare lo “spoil system” significa votarsi al suicidio o quantomeno all’immobilismo.

Il potere da tempo ormai si è trasferito nelle strutture tecniche e contrariamente a quello che si pensa, gli spazi per la politica si sono notevolmente ristretti. Ogni questione è talmente complicata che senza i tecnici non si capisce e non si riesce a fare niente. Ormai l’inestricabile groviglio normativo che avvolge questo Paese, tra infinite norme non coordinate e multilivello, rappresenta una matassa tanto ingarbugliata da cui è impossibile venir fuori senza l’aiuto degli esperti, che sono appunto i vertici delle pubbliche amministrazioni, che regnano implacabili quali detentori effettivi del potere assoluto, che consente loro di sapere quale norma si applica nel caso concreto e dove occorre mettere mano se si vuole veramente modificare qualcosa.

Tutto questo sta a significare che è fondamentale oggi “possedere” la macchina burocratica. Attualmente quasi tutto l’apparato amministrativo pubblico di questo Paese è nelle mani del PD, il quale ha saputo costruire una formidabile nomenklatura di potere che gli ha consentito di governare anche quelle rarissime volte che non era al governo.

Ora, senza aver la pretesa di voler ribaltare in poco tempo questo apparato cosi consolidato, la strada consisterebbe nell’utilizzare la legge che regola il cosiddetto “spoil system”, ossia la possibilità, in un determinato lasso di tempo, di non confermare i vertici delle pubbliche amministrazioni, ovviamente nominandone altri al loro posto. Ma per fare questo, bisognerebbe avere una squadra di professionisti nei vari settori pronti a subentrare. Una squadra – bisogna riconoscerlo- che andava reclutata con calma in questo ultimo anno, quando già si aveva sentore della concreta possibilità per la destra di andare a palazzo Chigi.

Siamo ancora in tempo a preparare questa squadra? Esistono 500 professionisti fidati e competenti che possano fungere da capi dipartimento nei vari ministeri e guidare a livello amministrativo “la macchina”? Io penso che ci sia ancora questa possibilità. Basterebbe prendere in considerazione quel grande patrimonio di professionalità, di esperienze, di pensiero, di cultura che si è formato negli ultimi decenni nell’area che esprime la maggioranza: professionisti di altissimo livello, accademici con grandi competenze, uomini di cultura, giornalisti, politici che hanno ricoperto importanti ruoli istituzionali, dirigenti di banca,  amministratori di enti e di società, di sicura affidabilità per storia personale e familiare.

Andrebbe utilizzato questo patrimonio – scrivevo diversi mesi fa – piuttosto che avvalersi dei soliti voltagabbana che stanno salendo sul carro dei vincitori (laicisti che si scoprono cattolici “tosti” ad esempio, ecc. ecc.), che saranno i primi ad abbandonare la nave quando intuiranno che cambierà il vento. Per questo, dalle  parti dei  conoscitori di “uomini e cose dell’Italia”, avrebbe detto Benedetto Croce, stanno arrivando segnali di allarme a Giorgia Meloni, che dovrebbe tenere conto di quei suggerimenti molto di più di quelli che è in grado di dare uno come me, che fin dall’agosto scorso, cioè prima ancora che iniziasse la campagna elettorale, scriveva della stessa questione, prendendo ad esempio proprio la logica dell’occupazione del potere da sempre utilizzata dal PD e, prima ancora, dal PDS e dal PCI per poter gestire strutture ministeriali, alta burocrazia statale, enti pubblici, società controllate, Rai, televisioni, banche, fondazioni, centri culturali, teatri e accademie, ecc. ecc.

Qualcuno ha anche fatto i nomi di “gran  commis de l’Etat” per indicare quale dovrebbe essere lo standing della squadra di cui dovrebbe avvalersi il premier. Ed è stato fatto anche l’elenco di certe vicende emblematiche: Alitalia/Ita Airways per la quale anche il sottoscritto è intervenuto per criticare la scelta incomprensibile indirizzata verso la cordata di Certares/Air France a danno di quella più “nazionale” di MSC e Lufthansa certamente più conveniente per la nostra economia ed il nostro turismo in particolare; Monte dei Paschi, pozzo senza fondo del denaro pubblico da sempre terreno di comando della sinistra, indicando anche qualche struttura nodale da “rivisitare” come quella tecnica del PNRR.

E ve ne sono tante altre di queste situazioni/incrostazioni, se solo si prendano in esame gli organigrammi già formati di tanti dicasteri e che prima o poi dovranno essere affrontate e risolte.

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