giovedì, 21 Novembre, 2024
Società

Rispettare la diversità. Violenza di genere. Prevenire formando i giovani

Oggi si celebra la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, per ricordare le vittime di maltrattamenti, abusi e femminicidi e per combattere le discriminazioni e le disuguaglianze di genere.

La data scelta non è casuale ma vuole ricordare un brutale assassinio avvenuto nella Repubblica Dominicana, dove le tre sorelle Mirabal vennero torturate e uccise perché considerate rivoluzionarie.

La violenza sulle donne costituisce una delle violazioni dei diritti umani più diffuse, persistenti e devastanti. Ha carattere poliforme ed è a geometria variabile: non sempre si manifesta sotto forma di violenza fisica o sessuale ma può intaccare la sfera psicologica ed anche economica della vittima. È quanto viene racchiuso nel concetto di “maltrattamenti.” Sebbene in ambito penalistico tale tipo di comportamento non abbia un contenuto puntuale, dai contorni definiti – quantomeno aprioristicamente – l’utilizzo del termine “maltrattamenti” evoca la necessità di un ripetersi prolungato nel tempo di una pluralità di atti lesivi dell’integrità fisica, della libertà o del decoro del soggetto passivo, come percosse, lesioni, ingiurie, minacce, privazioni, umiliazioni e più in generale atti di disprezzo e offesa alla dignità della persona umana. Quando il soggetto che subisce i maltrattamenti è una donna come può, quindi, non considerarsi tutto ciò violenza?

Violenza che ancora oggi, spesso, non viene denunciata a causa dell’impunità dei colpevoli, della paura delle vittime, del silenzio della società, della stigmatizzazione e della vergogna che la accompagnano. Non a caso, infatti, nella maggior parte delle ipotesi la donna decide di adire le autorità competenti solo dopo aver subìto seriali comportamenti di maltrattamento, taciuti per anni e divenuti, perciò, insostenibili.

A tal proposito, nel 2019 è stato fatto un importante passo avanti – in ambito normativo – nella lotta contro la violenza sulle donne, in particolare attraverso l’emanazione della legge n. 69, nota anche come “Codice Rosso”.

Il testo normativo mira a rafforzare la tutela delle vittime dei reati di violenza domestica e di genere, inasprendo le pene già stabilite per i delitti di violenza sessuale ed introducendo nuove e specifiche fattispecie di reato. Tra i tanti pregi, vi è anche l’aver velocizzato le procedure a tutela della vittima, riducendo al minimo le tempistiche necessarie per l’espletamento delle attività tipiche delle autorità a ciò preposte.

Inoltre, si deve a tale legge l’introduzione dell’art. 612-ter c.p., il quale punisce le condotte di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate, noto anche come “revenge porn”. In particolare, con tale fattispecie di reato si è inteso far fronte ad una (cattiva) prassi invalsa soprattutto tra i giovani e figlia del progresso tecnologico: un uso improprio di smartphone e altri strumenti digitali, nonché la possibilità – offertaci dai social – di rendere pubblico qualsiasi tipo di contenuto tramite un solo “click”, costato caro a molte donne che, in alcuni casi – ricordiamo Tiziana Cantone – hanno pagato con la propria vita.

Mai come in questo caso i numeri sono fondamentali. Dal 1 gennaio al 7 novembre di questo anno sono 95 le donne vittime di omicidio in Italia; 48 di loro, e cioè la metà, sono state uccise dal loro partner, attuale e non; altre 33 donne sono state uccise sempre nel contesto familiare-affettivo, ma non dal partner.

I dati attuali non possono che destare ancora – purtroppo – una profonda preoccupazione. Come ogni anno ci ritroviamo a fare bilanci, cercando di evitare la retorica e manifestando la necessità di un impegno comune da parte di tutta la collettività.

Nessuna legge potrà mai essere veramente efficace contro la violenza di genere quanto la prevenzione.

Si previene educando le nuove generazioni – e non solo – al rispetto della diversità, insegnando loro che ciascun essere umano è unico nel suo genere e che è proprio tale unicità che ci rende diversi l’uno dall’altro.

La diversità, pertanto, è caratteristica – e valore aggiunto – dell’unicità e come tale va esaltata e non rinnegata.

Per prevenire, però, bisogna agire e domani è già troppo tardi.

Bisogna agire oggi.

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