Il primo ministro israeliano Yair Lapid ha affermato che Israele respinge con forza la mozione palestinese (tecnicamente presentata dal Nicaragua) approvata dalla Quarta Commissione dell’Assemblea Generale Nazioni Unite, che chiede alla Corte di Giustizia Internazionale di indicare se l’occupazione israeliana nei territori di Giudea e Samaria (Cisgiordania), rivendicati dai palestinesi, sia da condannare come “annessione illegale”. La mozione, approvata con 98 voti a favore, 17 contrari e 52 astenuti, dovrà passare entro la fine dell’anno all’Assemblea Generale di 193 membri (dove è praticamente certa la sua approvazione). Tra le nazioni che hanno votato contro figurano Stati Uniti, Canada, Repubblica Ceca, Germania, Australia, Austria, Repubblica Ceca, Estonia, Guatemala, Ungheria, Liberia, Lituania e per la prima volta in questo genere di votazioni, l’Italia.
Fra i Paesi che si sono astenuti si registrano Bulgaria, Croazia, Cipro, Danimarca, Finlandia, Francia, Grecia, Lettonia, Paesi Bassi, Norvegia, Romania, Slovacchia, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito. La Corte di Giustizia Internazionale è un organo delle Nazioni Unite incaricato di dirimere le controversie fra Stati. I suoi pareri non sono vincolanti, ma una sua decisione nel senso auspicato dalla mozione contribuirebbe ad avallare la rivendicazione palestinese decretando arbitrariamente come “palestinesi” tutti i territori di Cisgiordania, in contraddizione con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e con gli accordi fin qui firmati, secondo i quali il destino di quei territori e il futuro confine devono essere negoziati dalle parti.
Fra l’altro, il testo della mozione fa riferimento alle politiche israeliane nella “Città Santa di Gerusalemme” indicando il Monte del Tempio con il solo termine arabo-islamico di al-Haram al-Sharif, e dunque disconoscendo ancora una volta il suo valore storico e religioso per ebrei e cristiani. La mozione fa anche riferimento a una decisione della Corte Internazionale del 2004 che decretava come illegale la barriera difensiva fra i Territori e Israele, e chiede che Israele proceda senza condizioni alla demolizione della struttura (che ha sostanzialmente contribuito a fermare l’ondata di attentati terroristici della cosiddetta seconda intifada).