L’ora della verità è arrivata. Il Centrodestra, vittorioso due mesi fa, deve ora dimostrare la sua capacità di governo, mettendo mano a una delle più difficili manovre di bilancio degli ultimi anni. Le promesse elettorali sono state tante, le risorse a disposizione sono poche, le famiglie stentano a far fronte ai prezzi impazziti e le imprese, in affanno per i costi mostruosi dell’energia, temono di perdere competitività e vedono all’orizzonte le nubi della recessione. Giorgia Meloni dovrà tenere a bada richieste di vario genere che vengono dai due alleati della coalizione che poco si conciliano con le compatibilità economiche e con l’invito alla moderazione che, per la verità Meloni aveva lanciato già durante la campagna elettorale.
C’è solo un mese per far approvare da Camera e Senato la Legge di Bilancio che ,con ogni probabilità, passerà con un voto di fiducia per spazzar via la mole di emendamenti che sicuramente si abbatterà come ogni anno sul testo del Governo. E’ un banco di prova della tenuta della maggioranza, una verifica della lealtà di Lega e Forza Italia verso il Presidente del Consiglio. Ma è anche un’occasione per capire che succederà nelle opposizioni.
Nelle ultime settimane le divergenze tra il Pd e Azione-Italia Viva si sono approfondite, mentre Conte ha praticamente alzato un muro contro la collaborazione con Letta. Sulla legge di Bilancio il Pd ha annunciato la presentazione di una contro-manovra tipica da governo ombra. Vedremo in che direzione andrà: se avanzerà proposte rigorose e praticabili o se cederà alla tentazione di cavalcare il malcontento e di inseguire interventi impraticabili.
Calenda e Renzi non faranno sconti a Meloni, anzi cercheranno di far emergere le divergenze tra la linea del Presidente del Consiglio, spalleggiata dal Ministro dell’Economia Giorgetti, e il tiro alla fune di Salvini e Berlusconi. Scontato il fuoco di fila che Conte farà in difesa del reddito di cittadinanza, il cui superamento priverà il M5S di gran parte della base elettorale che gli ha assicurato il 15% dei voti.
Sarà un mese intenso e buon senso vorrebbe che tutti i partiti tenessero contro della realtà e invece di promettere la luna cercassero di fare proposte ragionevoli e utili a migliorare il testo che varerà il Governo.
In fondo fare opposizione non significa mandare al rogo quello che vuole la maggioranza ma intervenire per evitare errori che possono danneggiare l’interesse nazionale. Un tempo si diceva “tutelare il bene comune”. Un’operazione che oggi sembra fuori dal comune.