Il presidente russo Vladimir Putin ha espulso dieci persone dal Consiglio dei diritti umani (HRC). Si tratta, nella maggior parte dei casi, di difensori dei diritti umani e giornalisti. Al loro posto, con lo stesso decreto, ha inserito nel Consiglio suoi fedelissimi che si sono apertamente schierati a favore dell’agenda del Cremlino, in supporto della guerra di aggressione russa contro l’Ucraina, ipocritamente ancora definita “operazione militare speciale”.
Tra i defenestrati, figurano l’ex presidente del “Comitato contro la tortura” Igor Kalyapin, la segretaria responsabile del Consiglio per i diritti umani di San Pietroburgo Natalya Evdokymova, i capi dei dipartimenti delle facoltà dell’Università statale di Mosca Alexander Asmolov e Ivan Zasurskyi, così come il direttore del centro di informazione e analisi “Sova” Alexander Verkhovsky ed i giornalisti Nikolay Svanidze ed Ekaterina Vynokurova. Con il decreto viene anche sostituito il sociologo Andrey Babushkin, attivista per i diritti umani, che è morto il 14 maggio 2022 all’età di soli 58 anni.
Viene riferito che i membri del Consiglio, così rinnovato, a breve incontreranno Putin per il consueto incontro annuale. È chiaro che il Cremlino abbia voluto con queste sostituzioni evitare anche il benché minimo rischio di toccare argomenti scottanti. I membri del Consiglio avrebbero avuto l’opportunità di chiedere, durante l’incontro con il presidente russo, informazioni su numerose questioni spinose, come – ad esempio – coloro che vengono perseguiti perché considerati “agenti stranieri”, le condanne irrogate ai sensi degli articoli che sanzionano coloro che si siano resi responsabili di “discredito dell’esercito” o per aver violato il divieto totale di dichiararsi apertamente contro la guerra.
Del resto, anche parlare della mobilitazione parziale, così come del reclutamento di prigionieri da parte della Compagnia Militare Privata Wagner e dei metodi spicci che vengono adoperati dai suoi reclutatori sono tutti argomenti tabù. A questo proposito ha destato particolare sgomento il video, trapelato in questi giorni, in cui uno dei reclutatori della PMC Wagner picchia violentemente con un bastone uno dei detenuti, nell’intento di persuaderlo ad arruolarsi nelle formazioni da inviare in Ucraina
Tra i nuovi membri del Consiglio per i diritti umani, nominati con il decreto di Putin, figurano: Yulia Belekhova, capo del “Fronte popolare” filo-militare, Yelena Shishkina, rappresentante di “Donbass libero” e Aleksandr Kots – corrispondente di “Komsomolskaya Pravda” – che scrive della guerra in Ucraina in accordo con le raccomandazioni del Ministero della Difesa.
Decisamente il Decreto appena approvato dal presidente Putin rappresenta un ulteriore giro di vite per le libertà civili dei cittadini russi e non lascia aperto il benché minimo spiraglio sul versante dei Diritti Umani in Russia.