L’Agenzia delle Entrate e Riscossione abbasserà un po’ la guardia, rinunciando al pugno duro. Niente ganasce fiscali o pignoramenti di stipendi e pensioni, tuttavia in cambio, il cittadino moroso dovrà pagare. Meno o molto meno secondo i casi, ma comunque versare allo Stato dovrà. Famiglie e imprese potranno scegliere la rateizzazione graduale, oppure saldare con un ulteriore sconto evitando le sanzioni. Sono le vie bonarie previste, o meglio ampliate dal Governo, per la prossima tregua fiscale.
Un “aiuto” al contribuente
Nell’inferno dei debiti ci sono due gironi. Quello dei poverelli malcapitati che di fronte all’imperversare dei guai, non hanno pagato bollette e multe. In questo caso le nuove norme annunciate dal Governo avranno un atteggiamento comprensivo, fino ad eliminare del tutto il debito o ad “aiutare” i contribuenti a ravvedersi. Il ragionamento del viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, prefigura un azzeramento delle sanzioni e un allungamento dei pagamenti. “Dovevo fare i miei versamenti periodici e non l’ho fatto. Non ho potuto. Io ti dico: mi versi l’imposta, non ti metto le sanzioni, e me la dilazioni nel corso del tempo. Quello che purtroppo non ha potuto pagare, lo mettiamo in condizione di poter pagare in un certo lasso temporale”.
Il Governo tende la mano
L’Esecutivo si è impegnato ad allargare le possibilità di ravvedimenti ampliando la scala temporale. Si tornerà indietro fino al 2015, con una attenzione particolare agli ultimi quattro anni. Considerando che il 2020 e il 2021 sono stati gli anni neri della pandemia, con le gravi conseguenze sull’economia, sui bilanci di famiglie e attività produttive.
Sanatoria senza sanzioni
I meccanismi di calcolo e l’ammontare della riduzione dell’importo da sanare, sono in via di definizione. Rimane in piedi l’idea che per le cartelle esattoriali che vanno dai mille ai tremila euro – quelle che comprendono all’interno l’imposta evasa, le sanzioni e altro -, verranno tolti gli agi e gli interessi, mentre l’ammontare dell’imposta può essere ridotta al 50%, “anche se si stanno facendo ancora i conti”, conferma il sottosegretario, Leo, “ma anche la sanzione potrebbe essere ridotta al 5%”.
La montagna dei 1.100 miliardi
L’altro girone, è quello dei miliardi accumulati in 20 anni di debiti di imprese, famiglie e buchi di grandi aziende, che tocca i mille e 100 miliardi. Una somma per lo più inesigibile, ma lo Stato non dispera che possa recuperarne almeno una parte. Lo farà permettendo ai morosi di spalmare nel tempo gli importi dovuti. Niente sanzioni ma un po’ alla volta bisognerà pagare. L’idea di fondo è nella drastica riduzione delle sanzioni sugli avvisi bonari inviati dall’agenzia delle Entrate. Si applicherà una penalità amministrative del 5% e allo stesso tempo si concedere un arco temporale di due anni su cui scaglionare il pagamento.
Quanto si recupererà?
Malgrado l’impegno dell’Agenzia le stime sulle somme che saranno recuperare rimane basso. A spiegare il percorso di questa azione di riscossione che riguarda 13 milioni di cartelle, è ancora il viceministro dell’Economia. “Questa massa di cartelle c’è perché nel corso del tempo si sono avvicendati tanti provvedimenti in base ai quali, dopo l’iter che parte dagli avvisi di accertamento spesso non onorati dai contribuenti, si traducono in cartelle esattoriali: in tutto 1132 miliardi di euro. Di questi”, fa presente Maurizio Leo, “la Corte dei conti ci dice che se ne possono riscuotere solo il 6-7%”.
Il paradosso dei costi
Infine da sottolineare un paradosso che spiega anche le complicazioni e i limiti del sistema di riscossione. In altri versi il perché si è arrivati ad un magazzino fiscale di mille e 100 miliardi. Come si è giunti all’invio di 13 milioni di cartelle. Il paradosso è che sotto i mille euro, gli accertamenti e i controlli costano di più allo Stato dell’importo da recuperare.
“Le cartelle inviate ai deceduti e a chi ha aziende in fallimento e non possono più adempiere alle loro obbligazioni tributarie, vanno necessariamente tolte di mezzo”, spiega ancora il vice ministro all’Economia, “Sulle restanti cartelle bisogna fare una selezione. Se ci sono cartelle il cui ammontare non supera i mille euro, i costi di riscossione sono più elevati rispetto a quello che si può riscuotere. Se la cartella è di 800 euro il costo di riscossione è molto più elevato”.
La riforma in arrivo
I nodi politici da sciogliere, il recupero di una parte delle somme, è una riforma che garantisca un equilibrio tra cittadini e Agenzia dovrebbe completarsi entro il prossimo anno. Il sistema sarà modificato, ad iniziare dal tipo di sanzioni. “Bisognerà rivedere le sanzioni”, fa presente il viceministro, precisando che “questo non si può fare subito, bisogna fare una riforma fiscale che si farà da gennaio in poi. Bisogna fare una delega fatta bene e poi i decreti legislativi”. Il tempo stringe, il cantiere della legge di bilancio è aperto. Il primo nodo sarà trovare l’intesa sulla Flat tax. Progetto avversata dai sindacati, e per ora ancora in alto mare.