mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Lavoro

Inapp: i salari in Italia sono sotto la media dei Paesi Ocse

In Italia il tasso di occupazione cresce troppo lentamente e con un divario sempre crescente per quanto riguarda i salari in relazione alla media dei Paesi Ocse. È questo quanto emerge dal Rapporto Inapp, che prende in esame il 2021 e analizza in modo sistematico l’evoluzione del mercato del lavoro, delle politiche del lavoro e dei sistemi formativi nell’ambito dei profondi cambiamenti strutturali in atto, nell’ottica di fornire un quadro conoscitivo di riferimento per la politica e per gli operatori.

“Come ogni anno il rapporto rappresenta per il Parlamento e le altre istituzioni interessate un’importante occasione di confronto sull’evoluzione del mercato del lavoro e della formazione. Molto resta ancora da fare in questa nuova fase e per questo è apprezzabile il lavoro che porta alla presentazione del nuovo rapporto Inapp che si sofferma sulle sfide future per l’Italia su lavoro e formazione in questa delicata situazione internazionale”, ha detto il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè. “Ci si augura che con successive misure anche europee si possa continuare con successo il percorso di rimozione degli ostacoli per superare le criticità messe in evidenza dal rapporto. Un quadro conoscitivo, uno strumento utile e un prezioso stimolo per una ponderata attuazione di misure utili per lavoro e formazione”, ha concluso.

Luci e ombre, dunque, nel nuovo rapporto dell’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, illustrato dal presidente Sebastiano Fadda: “Passata la tempesta Covid, le criticità strutturali riemergono con forza. Nel 2021 c’è una crescente quota di occupazione atipica in un volume occupazionale lentamente risalito ai livelli precrisi. Ma si registrano ritardi nell’accumulazione del capitale umano, rallentamenti della crescita della produttività e insoddisfacenti livelli di labour standards – ha sottolineato – Un impulso dovrebbe provenire dalla formazione, ma ai ricchi percorsi offerti non corrisponde una proporzionale partecipazione. Le politiche del lavoro, caratterizzate da politiche passive prevalenti e uno zoppicante procedere delle politiche attive, rivelano lacune”.

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