sabato, 16 Novembre, 2024
Hi-Tech

Hi-tech: i dati sul lavoro post Covid nel report annuale Littler

Littler, studio di diritto del lavoro in tutto il mondo, ha annunciato i dati relativi alla quinta edizione del report annuale sul lavoro European Employer Survey. Studio di dati che certifica il cambiamento del lavoro in questi ultimi anni. I punti di vista riguardanti i pro e contro del lavoro da remoto. La crescita delle funzioni IA e di come viene usata sempre di più e infine anche le preoccupazioni legate alla macroeconomia. Negli ultimi anni ci sono stati molti cambiamenti nel mondo da lavoro, per esempio lavorare in remoto.

Sono stati raccolti alcuni dei dati che dimostrano il desiderio di aumentare il lavoro in presenza e la garanzia di flessibilità necessaria per attrarre e trattenere i talenti. Il 30% ha dichiarato di avere effettuato un completo ritorno alla presenza.

Il 27% ha optato per orari ibridi, più giorni in presenza e meno da remoto. L’11% dei dipendenti ha un orario ibrido con più giorni di lavoro da remoto rispetto. Infine il 5% dei dipendenti lavora solamente da remoto.

“È incoraggiante osservare come quest’anno le esigenze di datori di lavoro e dipendenti siano più allineate rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso – commentano Carlo Majer ed Edgardo Ratti, co-Managing Partner di Littler in Italia -. Tuttavia, il fatto che le aziende stiano ancora cercando di bilanciare i pro e i contro dei modelli di lavoro a distanza, ibridi e di persona, a due anni e mezzo dalla più grande trasformazione del mondo del lavoro causata dalla pandemia, è un chiaro indice di nuove e più complesse sfide che ci aspettano nella gestione delle risorse umane”.

Per Littler e il suo report sul lavoro molti dei datori di lavoro vorrebbero i propri dipendenti a lavorare in presenza, ma perché?

Per ampliare maggiormente la cultura del dipendente e soprattutto il lavoro di squadra, tra cui una maggiore collaborazione tra team e stimolazione del pensiero creativo (54%) e un maggior impegno da parte dei dipendenti (48%), piuttosto che la produttività e i costi.

“È naturale che chi ha provato il lavoro da remoto sia più riluttante a rinunciarvi – continua Stephan Swinkels, partner di Littler, con responsabilità di coordinamento a livello internazionale -. Questo significa che le aziende non possono non considerare la flessibilità per acquisire e trattenere nuovi talenti e dare valide ragioni per motivare il lavoro in presenza.

Non è sufficiente l’intenzione di favorire una maggiore collaborazione, perché non possiamo dare per scontato che ciò avvenga solo perché le persone si trovano in ufficio: è compito dei datori di lavoro creare quest’opportunità”.

Molto importante è l’attenzione alla salute mentale e al benessere delle risorse umane.
“Occuparsi del benessere mentale e di condizioni di burnout sul posto di lavoro continua a essere una priorità per le aziende – aggiungono Majer e Ratti -. Gli orari di lavoro flessibili, ad esempio, rappresentano un passo nella giusta direzione, ma spesso non tengono conto dello stress e dei carichi di lavoro aggiuntivi che possono accompagnare il lavoro da remoto”.

Le preoccupazioni che legano ad avere un “nomade digitale” nella propria azienda sono i rischi legali e altri problemi(89%). Questo perché il nomade digitale lavora da un Paese all’altro. Le aziende che hanno come dipendenti nomadi digitali, dagli ultimi dati sono in aumento del 73% rispetto al 61% del 2021.

“I datori di lavoro sono naturalmente preoccupati per le implicazioni che può portare questa nuova modalità di lavoro, in particolare per le aziende che hanno sede nel Regno Unito dopo la Brexi – sottolineano Majer e Ratti -. Purtroppo, le aspettative dei dipendenti non sono allineate con la realtà del sistema legale globale, in quanto per i datori di lavoro è davvero impegnativo rendere il ‘lavoro da qualsiasi luogo’ una realtà”.
Nell’ultimo anno la maggior parte delle aziende ha usufruito di sistemi IA, esattamente il 61%. Credono che sia uno strumento importante per attrarre nuovi talenti.

“In un mercato del lavoro così sfidante, le aziende sempre più stanno ricorrendo a soluzioni di IA. Per attrarre nuovi talenti convincendosi della loro efficacia. Con l’aumento dell’utilizzo di questi strumenti, è importante adottare misure che siano conformi alla normativa e verificare che le applicazioni siano sviluppate sotto controllo legale e di compliance”.

Circa un quarto (27%) di trova titubante nell’assunzione di nuove risorse per le preoccupazioni a livello macroeconomico. Il 37% sta valutando o attuando riduzioni di personale. Il report Littler sul lavoro, che è stato presentato in occasione della European Executive Employer Conference di Littler, tenutosi il 18 e 19 ottobre a Dublino, ha affrontato una serie di tematiche legate alla gestione delle risorse umane. L’impegno verso una maggiore parità retributiva, il divario di competenze e la conformità alle norme transfrontaliere sulla privacy dei dati.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Salute e Sport, studio “Serena” per proteggere dal Covid gli atleti della sciabola

Redazione

Dall’1 febbraio obbligo vaccinale per il personale delle Università

Giulia Catone

Inail: nel 2020 il Covid ha causato un terzo delle morti sul lavoro

Redazione

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.