L’Istat rivela che nel 2021 sono stati rilasciati 241.595 permessi di soggiorno in Italia, oltre 135 mila in più rispetto al 2020. I flussi in ingresso sono tornati ai livelli pre-pandemia, registrando un incremento del 127%, ma non c’è stato un vero e proprio recupero, nonostante una notevole crescita dei permessi di lavoro, cui hanno beneficiato in maniera rilevante i cittadini ucraini. Lo scoppio del conflitto in Ucraina ha spinto molte persone a lasciare il Paese e la comunità ucraina in Italia ha registrato una continua crescita. Solamente durante l’anno passato sono stati emessi quasi 31 mila documenti di asilo (+129% rispetto al 2020), un numero superiore anche a quello registrato nel 2019. Tuttavia, in termini relativi i permessi per asilo e altre forme di protezione hanno, sul totale dei nuovi rilasci, una minore importanza rispetto al 2019 (12,8% contro 15,6%) perché, a seguito del provvedimento di regolarizzazione emanato nel 2020 (art. 103 del D.L. 34 del 2020), sono cresciuti notevolmente i permessi per lavoro. Nel 2021 sono stati 51.019 i nuovi documenti rilasciati ai migranti per lo svolgimento di attività lavorativa, più di quanti ne erano stati emessi in tutto il quadriennio precedente (meno di 48.500), e rappresentano oltre il 21% dei nuovi permessi rilasciati, una quota record visto che dal 2015 non avevano mai superato il 10% del totale dei nuovi rilasci. I permessi per studio concessi, pari a 17.603 nel 2021, risultano più che raddoppiati rispetto all’anno precedente ma non sono ancora tornati ai livelli del 2019 e del 2018, quando superavano i 20 mila. Raddoppiati anche i permessi per famiglia che tornano sopra le 122 mila unità e fanno registrare, in termini assoluti, il picco più alto dal 2012 a oggi. Il numero di nuovi ingressi nel Paese cresce per tutte le principali collettività ma il primato spetta all’Ucraina che registra un +209% tra il 2020 e il 2021 (contro un aumento medio di +127%), l’incremento più alto tra le prime dieci collettività.