I fatti dimostrano che il modello di sviluppo dominante negli ultimi decenni non funziona. Le devastazioni ambientali e i cambiamenti climatici, la crisi energetica, gli squilibri economico-finanziari e l’aumento delle disuguaglianze, particolarmente evidenti in Italia, confermano che gli allarmi lanciati dagli scienziati già 50 anni erano fondati. Per accelerare la transizione ecologica bisogna passare per una vera rivoluzione culturale, puntando a rendere dominante e desiderabile lo sviluppo sostenibile, senza lasciare indietro nessuno, come indica anche l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. È l’appello lanciato ieri alla presentazione del Quaderno ASviS 2022 intitolato “La transizione ecologica giusta”, presentato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile. “L’attualità ci conferma – ha dichiarato il Presidente dell’ASviS, Pierluigi Stefanini – che se avessimo compiuto passi più decisivi nell’adempiere agli impegni presi con l’Accordo di Parigi saremmo oggi capaci di gestire meglio le conseguenze delle crisi che mettono in discussione il benessere presente e soprattutto quello futuro dell’umanità. Quello che ci manca ancora è il coraggio, la volontà politica, la capacità di prendere con decisione la strada dello sviluppo sostenibile”.
Il Quaderno rilancia, con una visione olistica, il valore delle interdipendenze tra le dimensioni ambientale, sociale, economica e istituzionale dello sviluppo sostenibile, nel quadro dell’evoluzione verso un sistema capace di allineare il bene delle persone al bene dell’umanità intera, nel tempo. Processo attuabile solo attraverso il multilateralismo, ovvero dalla capacità delle istituzioni – locali, nazionali e sovranazionali, in primis dell’Unione Europea – di coordinarsi per assolvere alla loro funzione di perseguire l’interesse comune. “Ogni anno in Italia consumiamo 5,3 volte le risorse generate dal territorio nazionale, la nostra impronta ecologica è enorme – afferma la Presidente dell’ASviS, Marcella Mallen – per invertire questa tendenza insostenibile bisogna potenziare ulteriormente l’economia circolare e ridurre la dipendenza dalle materie prime e il consumo di suolo”. La mancanza di una visione d’insieme, ha detto la presidente, ci porta a compiere diagnosi incomplete e approssimative, se non del tutto erronee, producendo di conseguenza scelte inadeguate, non attuabili nella pratica, che possono generare anche involontari effetti dannosi.
L’economia, il mezzo principale per accelerare la transizione
Secondo l’ASviS perché la transizione sia giusta non deve lasciare nessuno indietro, deve rappresentare la soluzione per il contrasto alla povertà energetica, ridurre le diseguaglianze nel diritto alla salute, anche rispetto alla diversa esposizione all’inquinamento, attraverso la rigenerazione dei territori. Costruisce il dialogo tra cittadine e cittadini, istituzioni, imprese, scuola, università e ricerca per individuare le migliori soluzioni, trasformando le attività produttive e il sistema economico nel motore della transizione, nell’interesse collettivo, superando gli individualismi.
80% dei rifugiati dai Paesi fragili dal punto di vista dal punto di vista ambientale
“Si parla molto di cambiamenti climatici ma poco di come queste crisi sono diventate ormai delle crisi umane – lo afferma la Rappresentante per l’Italia dell’Unhcr, Agenzia Onu per i Rifugiati, Chiara Cardoletti -. La maggior parte di rifugiati e sfollati oggi provengono da Paesi che sono estremamente fragili dal punto di vista dal punto di vista ambientale, quasi l’80%. L’obiettivo è rendere sempre meno difficile il lavoro ai Paesi che stanno ospitando rifugiati e investire sulla prevenzione e adattabilità delle comunità, quindi non aspettare che tutti debbano fuggire di fronte a problemi di siccità o carestie”.
Una banca europea dell’idrogeno
“La presidente Von der Leyen ha proposto recentemente di creare una banca europea dell’idrogeno che vuole risolvere il problema degli investimenti in questo settore e vuole facilitare la produzione e l’importazione di milioni di tonnellate di idrogeno nei prossimi dieci anni. È una grande sfida che richiede grandi investimenti e molta ricerca scientifica, ma è la strada che bisogna assolutamente compiere”. Così Massimo Gaudina, capo della Rappresentanza della Commissione europea a Milano.
Sereni: una transizione giusta è presupposto di pace
“La Repubblica tutela l’ambiente anche nell’interesse delle future generazioni. Così la nostra Costituzione – ha ricordato la viceministra uscente degli Esteri Marina Sereni – Questa innovazione ha un rilievo enorme, in quanto non solo pone l’ambiente tra i princìpi più alti, ma configura in generale lo sviluppo come valore solo nella misura in cui esso è ‘sostenibile’. Ora tocca alle forze politiche dare attuazione alle modifiche. Tocca a tutta la società realizzarla tramite l’impegno civile, l’attività sociale e l’attività economica”. Sono sfide globali, e l’azione di un singolo Stato rischia di essere vana se non coordinata a livello globale. “Questa prospettiva di lavoro comune e multilaterale non può sfuggire a chi ha responsabilità politiche e di governo. Nel rapporto che abbiamo presentato all’Onu quest’anno, – ha detto ancora Sereni – scriviamo che ‘non ci può essere sviluppo sostenibile senza pace né pace senza sviluppo sostenibile’”.