mercoledì, 20 Novembre, 2024
Attualità

Messaggio ai dittatori. In difesa di libertà e diritti civili

Il Premio Nobel per la Pace 2022 è stato assegnato all’attivista bielorusso Ales Bialiatski, in carcere per le sue idee dal 2014, e a due organizzazioni umanitarie, il Russia’s Memorial, messa fuorilegge quest’anno da Mosca come “agente straniero” e l’Ukraine’s Center for civil Liberties (Ccl). È evidente il messaggio che il Comitato norvegese ha voluto lanciare a Putin nel giorno del suo settantesimo compleanno e al mondo intero in un momento particolarmente oscuro e angosciante. È il riconoscimento del ruolo fondamentale della società civile e delle associazioni nella costruzione di processi di pace e di quanto sia indispensabile sostenere e dare voce a chi, in Ucraina e in Russia ma non solo, si battono coraggiosamente per fare in modo che la difesa della pace e dei diritti umani sia considerata sempre prioritaria. Il Comitato per il Nobel ha anche chiesto alla Bielorussia la liberazione del dissidente Ales Bialiatski.

I commenti

“I gruppi della società civile sono l’ossigeno della democrazia e catalizzatori per la pace, il progresso sociale e la crescita economica. Aiutano a mantenere i governi responsabili e portano le voci dei più vulnerabili nelle sale del potere – ha commentato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres -. Mentre ci congratuliamo con i vincitori, impegniamoci a difendere i coraggiosi difensori dei valori universali di pace, speranza e dignità per tutti. Oggi lo spazio civico si sta restringendo in tutto il mondo. Difensori dei diritti umani, dei diritti delle donne, attivisti ambientali, giornalisti e altri devono affrontare arresti arbitrari, dure pene detentive, campagne diffamatorie, multe paralizzanti e attacchi violenti”. “Il diritto di dire la verità al potere è fondamentale per società libere e aperte”, ha aggiunto il Segretario della Nato, Jens Stoltenberg. “Il Comitato per il Nobel ha riconosciuto l’eccezionale coraggio delle donne e degli uomini che si oppongono all’autocrazia”, ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

Chi sono i vincitori

Ales Bialiatski, 60 anni, è un attivista per i diritti umani, dissidente bielorusso, ex obiettore di coscienza e tra i fondatori dell’ong Viasna Human Rights Centre of Belarus. Nel 2011 il regime di Aleksandr Lukashenko lo ha arrestato per presunta “evasione fiscale”, una condanna considerata politica dai dissidenti e dalle organizzazioni per i diritti umani. Rilasciato nel 2014, è stato arrestato di nuovo dopo una violenta perquisizione alla sede di Viasna e condannato a una seconda pena di 7 anni, sempre per presunta evasione fiscale, ed è tuttora in carcere. Fra i riconoscimenti internazionali per la sua attività di dissidente e di denuncia delle violazioni dei diritti civili e umani, Bialiatski è stato insignito, fra l’altro, del Premio Sakharov da parte del Parlamento europeo nel 2020, del premio Vaclav Havel per i Diritti umani conferito nel 2012 dal Consiglio d’Europa. È stato nominato per cinque volte per il Nobel, vinto solo quest’anno, ed è cittadino onorario di Parigi e, in Italia, di Genova e di Siracusa.

L’ong russa Memorial, fu fondata nel 1989, nel pieno del processo della Perestroika voluto da Mikhail Gorbaciov, quando l’Unione sovietica era vicina al suo crollo, per studiare e denunciare le violazioni e i crimini commessi durante il terrore imposto dal regime di Stalin. Inizialmente era divisa in due sezioni, una per documentare i crimini stalinisti, una per i diritti umani nelle zone di conflitto, in area sovietica e anche fuori. Strutturato più come movimento che come organizzazione, al dicembre 2021 Memorial incorporava 50 ong russe e altre 11 da altri Paesi, inclusi Ucraina, Germania, Italia, Belgio e Francia. Memorial è stata messa fuorilegge in Russia il 5 aprile di quest’anno come “agente straniero”, in base alla legge putiniana sulle ong, e chiusa.

Il Center For Civil Liberties (CCL) è una Ong ucraina con base a Kiev, fondata nel 2007 e dedita alla documentazione di crimini di guerra, abusi sui diritti umani e abusi di potere. Nelle sue stesse parole, Ccl si autodefinisce “uno degli attori principali in Ucraina, volto a influenzare l’opinione pubblica e la politica, a favorire lo sviluppo di un attivismo civico, partecipa a network internazionali e nelle azioni di solidarietà per promuovere i diritti umani in ambito Osce”. Si tratta della prima organizzazione ucraina a ricevere un Nobel per la Pace.

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